Paleolitico e Mesolitico

250.000 - 6.500 a.C.

Durante il Paleolitico (250.000 - 9.500 a.C.), le aree collinari e montane del Vicentino erano frequentate da gruppi umani di cacciatori-raccoglitori che occupavano in modo non stanziale, per periodi più o meno lunghi, grotte e ripari sottoroccia. I manufatti erano in selce e osso, oltre che in materiali deperibili come legno, pelle e fibre vegetali.

Nel Vicentino, le grotte del versante orientale dei Berici ospitavano gli insediamenti più importanti.

Nella grotta di S. Bernardino (Mossano) sono documentati i più antichi focolari d’Europa (250.000-200.000 anni dal presente). I manufatti in selce (schegge sottili e taglienti di tipo Levallois, punte e raschiatoi) sono riferibili al Musteriano (Paleolitico medio) e all’uomo di Neanderthal.

La sequenza stratigrafica della grotta del Broion (Longare), da cui provengono strumenti in selce e in osso e oggetti d’ornamento (denti di cervo forati), documenta l’evoluzione dell’ambiente durante l’ultimo glaciale (Wurmiano, 80.000-10.000 anni fa). La grotta fu frequentata dall’uomo di Neanderthal e dall’uomo moderno.

La fase finale del Paleolitico superiore è documentata nelle grotte di Paina (Mossano) e di Trene (Nanto) e dai siti all’aperto dei Fiorentini (Tonezza) e di Val Lastari (Altopiano di Asiago).

La grottina dei Covoloni del Broion, il riparo S. Quirico (Valdagno) e Cima Dodici (Altopiano di Asiago) furono frequentati durante il Mesolitico (9.500 - 6.500 a.C.), età di passaggio tra il Paleolitico e il Neolitico. In questo periodo l’industria litica si specializzò nella produzione di microliti per armare giavellotti e frecce utilizzati nella caccia a mammiferi di piccola e media taglia.

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