Paesaggio con arco trionfale e monumento equestre

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AutoreLuca Carlevarijs
Periodo(Udine 1663 - Venezia 1730)
SupportoTela, 124x170
InventarioA 283
Autore della schedaElisabetta Antoniazzi Rossi

Al genere più consueto del paesaggio si affiancano in quest’epoca “vedute” e “capricci”. Le prime sono rappresentazioni oggettive e prospettiche che, in linea con la cultura illuminista e la moda del grand tour, hanno grande successo in Italia, soprattutto a Venezia. Con “capricci” s’intendono paesaggi in cui si rielaborano elementi reali e visionari, a volte con ruderi, che evocano il passato e sono simbolo di caducità.

In quest'opera di Carlevarijs, la folta boscaglia a sinistra crea un potente effetto scenico ed anticipa, come un sipario, l’immagine di un paese lontano, immerso nella luce soffusa del crepuscolo. L’Arco di Costantino, addossato a strutture medievali, origina un paesaggio tra il reale e il fantastico.
Un pittore, forse il Carlevarijs stesso, è intento a ritrarre l’imponente monumento equestre di chiara impronta barocca, che reca sul basamento la data dell’opera e la sigla dell’artista.

Autentico capofila del vedutismo veneziano, pittore, matematico, incisore, architetto e disegnatore, il Carlevarijs raggiunge qui l’acuto più fantasioso ed eclettico sul tema del “capriccio”.

Descrizione figurativa

Quest'olio su tela é opera di Luca Carlevarijs e rappresenta un "capriccio", cioé una composizione paesaggistica dove, accanto ad elementi reali, se ne presantano altri immaginari, spesso dei ruderi, simbolo della caducità delle cose. In questo caso, una fitta boscaglia sulla sinistra funge quasi da sipario per un paese lontano, mentre in primo piano, sulla destra, viene collocato l'Arco di Costantino, preceduto da un monumento equestre, di chiara impronta barocca, che un pittore, forse lo stesso autore, sta ritraendo. L'insieme di elementi di varia natura, reali e visionari, nonché l'accostamento di stili diversi fanno di quest'opera un capolavoro del genere "Capriccio" e dell'autore un capofila del vedutismo veneziano.

Descrizione audio

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Iscrizioni

sul basamento del monumento equestre MDCCXI LC.

Cartellini

su carta bianca, a stampa con inchiostro nero INTERLINEA/ FINE ARTS PACKERS/ TITOLO DELL’OPERA: “PAESAGGIO CON/ ARCO TRIONFALE…” di Carlevarys/ EX CIVICI MUSEI VICENZA

Provenienza

registrato dal 1834

Restauri

1995-1996, Paolo Bacchin

Inventari

[post 1834]: 214. Mauro Tesi. Architettura, 84; 1854: 84. 1.18. 1.57. Ignoto Paesaggio d’architettura; [1873]: Stanza a mattina di prospettive, paese ed animali, parete III, 31. Ignoto MDCCXII L. C. [corretto su Carlevaris Luca nato 1665, morto 1718]. Paesaggio con nome e la nota 1713; 1873a: c. 2, 28. Luca Carlevari nato 1665, morto 1718. Paese; 1873b: c. 2, 28 (31). Luca Carlevariis nato 1665, morto 1718. Paesaggio presso la porta d’una città; 1902: 385 (420). 28. Paesaggio con architettura e sculture. Tela ad olio. Alto 163, largo 116. Luca Carlebaris. Tutto screpolato. Non buona; 1907: c. 42, (420). Luca Carlevaris, nacque in Udine nel 1665 e morì a Venezia nel 1718, fu uno dei buoni paesisti veneziani dell’età sua e nel 1709 pubblicò in fogli le più belle vedute di Venezia. Paesaggio con architettura e scultura. Tela, 1.63.x.1.16; 1908: 420 (283). Luca Carlevaris. Paesaggio con architetture e sculture (tela, 1.63x1.16). Nel 1908 si trova nella prima stanza a destra. Nel 1873 si trovava nella stanza dei paesaggi al n. 31. Nel 1855 il catalogo a stampa del Magrini lo pone nella prima stanza a mattina col n. 25. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo si trova al n. 84: ignoto, Paesaggio d’architettura, 1.18x1.57; 1910-1912: 283 (289). Numerazione vecchia: 420 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 385 catalogo 1902, 31 catalogo 1873; 25 Magrini catalogo 1855; 84 inventario 1854; 283 catalogo 1912; 283 catalogo 1940; 283 inventario 1950. Collocazione: sala dei paesaggi. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: largo 1.63, alto 1.16; inventario 1950 1.22x1.68. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Paesaggio con architetture. Data: 1713 catalogo 1940 [corretto su 1712?]. Autore: Luca Carlevaris; catalogo 1912 Luca Carlevaris; catalogo 1940 Luca Carlevaris; inventario 1950 Luca Carlevaris.

Descrizione tecnica

Opera della piena maturità di Carlevarijs, il dipinto rientra in quel gruppo omogeneo di “capricci”, databili tra il 1710 e il 1714, riconosciuti come il punto d’arrivo raggiunto dal pittore nell’elaborazione della “veduta ideata”. L’artista, nonostante l’apparente conversione al vedutismo topografico consacrata dalla pubblicazione nel 1703 de Le Fabbriche e vedute di Venezia, non abbandonò mai la tematica della “veduta ideata”, mantenendosi nelle opere del primo decennio complessivamente fedele agli schemi compositivi e spaziali derivati dall’apprendistato presso il pittore salisburghese Johann Anton Eismann. Elaborò le due tipologie praticate, spesso in pendant, dal suo maestro, ossia la “veduta paesistica” e il “porto di mare”, inaugurando una struttura compositiva più complessa, ricca di citazioni rovinistiche reali prese dal repertorio architettonico romano, in linea con i contemporanei esiti di Marco Ricci. Le architetture romane, interpretate con una diversa percezione della loro monumentalità, influenzata presumibilmente da quanto erano venuti realizzando artisti come Giovanni Ghisolfi, vengono assemblate in modo assolutamente spregiudicato insieme con rovine medievali, mutuate, attraverso Eismann, direttamente dal repertorio di Salvator Rosa. Se le prime “vedute ideate”, databili agli anni tra il 1704 e il 1706, a partire dai Porti di Mare di collezione Piperno (Rizzi, 1967, p. 93, ill. 24-25), ripropongono piuttosto fedelmente, nel taglio compositivo della costa in diagonale e nella scelta del repertorio architettonico, le tipologie di Eismann, le “vedute ideate” del secondo decennio mostrano una nuova più complessa ed elaborata definizione compositiva e spaziale della scena.

Analizzando l’opera di Carlevarijs, Isabella Reale individuava nei “capricci” di Luca del secondo decennio una “concentrazione sulle partiture architettoniche e rovinistiche - due o tre elementi fondamentali” (1988, p. 117), identificabili, nella veduta in esame, nell’Arco di Costantino e nel monumento equestre a Luigi XIV di Lorenzo Bernini, inserito “quale elemento scenico di attualità” (Pallucchini, 1995, I, p. 183). La visione della Roma barocca si affiancherebbe dunque a quella della Roma classica e medievale, preludendo alle oniriche vedute di Michele Marieschi.

Per la parte preponderante riservata al paesaggio all’interno della composizione, l’opera costituisce un unicum nella produzione del secondo decennio. La quinta arborea a sinistra “echeggia ancora le scelte giovanili” (Rizzi, 1967, p. 96), in particolare l’impostazione spaziale dei grandi teleri di Ca’ Zenobio. Rispetto alle opere giovanili, tuttavia, memori del paesaggismo di Pieter Mulier e di Ernest Daret, qui il paesaggio si connota per una maggiore naturalezza ed essenzialità, di tono prearcadico.

Per la provenienza del dipinto, tuttora ignota, è ipotizzabile che esso si trovasse nella stessa collezione d’origine in cui si trovava il Paesaggio con rovine e mulini di Carlo Brisighella, recante il numero successivo di inventario e del quale pure si ignora la provenienza. Non è escluso, anzi, data la contemporaneità di esecuzione rilevabile per i due dipinti, e le identiche misure, che essi costituissero un pendant.

Bibliografia

Magrini, 1855, p. 58, n. 25; Paoletti, 1911, p. 614; Ongaro, 1912, p. 98; De Logu, 1930, p. 83; Mauroner, 1931, p. 33; Arslan, 1934, pp. 12, 25; Buscaroli, 1935, p. 392; Fasolo, 1940, p. 147; Mauroner, 1945, p. 61; Pallucchini1, in I capolavori…, 1946, p. 174, cat. 280; Pallucchini2, in I capolavori…, 1946, p. ***, cat. ***; Magagnato1, 1949, p. 104; Museo Civico…, 1949, p. 7; Valcanover, 1952, p. 192; Magagnato, in Barbieri-Cevese-Magagnato, 1953, p. 178; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 172; Donzelli, 1957, p. 54; De Logu, 1958, p. 321; Pallucchini, 1960, II, p. 34; Barbieri1, 1962, pp. 45-46; Rizzi, in Disegni, incisioni…, 1963, pp. 22, nota 30; Rizzi, 1967, p. 96; Zampetti, in I vedutisti…, 1967, p. 36; Reale, 1988, pp. 116, 124; Reale, in Luca Carlevarijs…, 1994, pp. 222-223, cat. 50, ill. a p. 221; Pallucchini, 1995, I, p. 183; Pietrogiovanna, in Capolavori…, 1998, p. 101, cat. 41; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 77.

Esposizioni

Venezia2, 1946, p. 155, cat. 280; Venezia1, 1946, p. 174, cat. 280; Venezia, 1967, p. 36; Padova, 1994, pp. 222-223, cat. 50; Kiev, 1998, p. 101, cat. 41; Passariano, 2003, pp. 236-237, cat. 20.

Quest’opera appartiene al percorso: