Paesaggio con Lazzaro e il ricco Epulone

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AutoreFrancesco Aviani
Periodo(Venezia 1662 - Vicenza 1715)
SupportoTela, 91x34,5
InventarioA 64
Autore della schedaElisabetta Antoniazzi Rossi

Le rovine di un teatro romano ospitano il lauto banchetto biblico, in posizione talmente marginale da rendere difficoltosa l’identificazione di Epulone tra i commensali e dello stesso Lazzaro mendicante che, appoggiato alla stampella, attende presso l’arco d’ingresso.

Un’attenta osservazione permette di cogliere alcune “citazioni” vicentine: sulla sinistra, la scenafronte del Teatro Olimpico, la carena della Basilica palladiana, la Torre dei Bissari e, sulla destra, scorci allusivi al paesaggio prealpino, reso con rapidi e sottili tocchi di colore che sfumano dall’azzurro intenso delle montagne al rosa chiaro del cielo al tramonto.

Descrizione figurativa

Francesco Aviani viene identificato come grande interprete dei cosiddetti "capricci", cioé paesaggi in genere bucolici, in cui grandiose rovine architettoniche si impongono nettamente sullo stesso soggetto dell'opera. In questo caso la parabola che illustra la mensa del ricco Epulone e povero Lazzaro che attende invano gli avanzi viene relegata sullo sfondo, mentre in primo piano giganteggiano imponenti resti di monumenti, in questo caso perfettamente riconoscibili perchè vicentini: il frontescena del Teatro Olimpico, la Torre Bissara e la carena della Basilica Palladiana; non solo: anche il paesaggio che fa da quinta sembra rappresentare le nostre Prealpi.

Descrizione audio

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Cartellini

su carta bianca, a stampa con inchiostro nero stemma di Vicenza MUSEI CIVICI DI VICENZA/ N. A 64/ FRANCESCO AVIANI/ Lazzaro e il ricco Epulo/ ne/ olio su tela/ 91x134,5; inciso sul telaio, entro timbro ovale MANUFATTI LIGNEI/ BRUNO BUZZON/ CORNEDO VI tel. 0445-953400

Provenienza

legato Maria Elisabetta Tommasoni Pietriboni, Vicenza 1876 (vedi campo provenienza cat. 194; MCVi, Museo, Legati, fasc. “Legato Maria Elisabetta Tommasoni”, contenente il “processo verbale di consegna dei quadri” datato 1876, ott. 26: “2. Architetture dell’Aviano”, segue altro inventario, di mano di Domenico Bortolan, con diversa attribuzione e numerazione dei pezzi “12. Aviano. Prospettiva”)

Restauri

1990, Paolo Bacchin

Inventari

1902: c. 100, 448 (472). 5. Paesaggio e prospettiva. Tela [depennato ad olio]. Alto 1.33, largo 0.90. Aviani. Buono. Deperita; 1907: c. 47, (472). Francesco Aviani. Paesaggio e prospettiva. Tela, 1.33x0.90; 1908: 472 (64). Aviani Francesco vicentino. Paesaggio e prospettiva (tela, 1.33x0.90). Nel 1908 si trova nella seconda stanza a destra. Provenienza dal legato Maria Elisabetta Tommasoni del 1876 col n. II e il titolo: Architettura; 1910-1912: 64 (70). Numerazione vecchia: 472 numerazione della Commissione d’inchiesta 1902; 64 catalogo 1912; 64 catalogo 1940; 64 inventario 1950. Provenienza: legato Maria Elisabetta Tommasoni Pietriboni. Collocazione: sala Fantoni. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 1.33x0.90; inventario 1950 0.97x1.38. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Paesaggio con architettura; catalogo 1912 Paesaggio con prospettiva; catalogo 1940 Lazzaro e il ricco Epulone; inventario 1950 Paesaggio con prospettive. Autore: Francesco Aviani; catalogo 1912 Francesco Aviani; catalogo 1940 Francesco Aviani; inventario 1950 Francesco Aviani.

Descrizione tecnica

Tradizionalmente riconosciuto come opera di Aviani, il dipinto rappresenta una felice sintesi delle elaborazioni scenografico architettoniche maturate nell’ambito dei pittori di prospettiva, con quelle fantastico naturalistiche dei pittori di paesaggio. Un’alta rovina architettonica impostata di scorcio a sinistra occupa la metà del quadro e ospita il nucleo narrativo con la scena del banchetto del ricco Epulone. Poco distante sta Lazzaro, accovacciato a cibarsi di qualche avanzo. Si intravede, tra i due alti elementi prospettici, la torre di piazza dei Signori e parte della copertura della Basilica palladiana. Un insistito ed elegante decorativismo arricchisce di elementi fitomorfi, volute e festoni l’imponente rovina. È evidente come Aviani ostenti la matrice culturale locale veronesiana e palladiana elaborandola tuttavia in senso scenografico e teatrale attraverso il filtro della lezione del quadraturismo prospettico bibienesco. Nessun documento ha portato a tutt’oggi conferme all’ipotesi di Arslan (1934, p. 9), Ballarin An. (1956, p. 199) e Barbieri1 (1962) di un viaggio e di un apprendistato in Emilia, tuttavia le affinità con le esercitazioni accademiche di Ferdinando Galli Bibiena e della sua scuola sono tanto puntuali, che non solo non si può escludere la pista bibienesca, ma è anche probabile che la pubblicazione del Trattato di Bibiena nel 1711 abbia ispirato le opere del secondo decennio, tra le quali non escluderei quella in esame, ben più che la concezione rovinistica solenne e tragica di Giovanni Ghisolfi, gli affreschi del quale nei palazzi Trissino Baston e Giustiniani Baggio del 1664 dovettero costituire un esempio illustre ma nello stesso tempo remoto.

Nella città natale Aviani doveva d’altronde aver avuto sott’occhio gli esiti a cui erano giunti non solo i quadraturisti bolognesi, ivi operosi nel corso del secolo XVII, ma anche quei locali che ne avevano recepito alcuni stimoli fondendoli con la tradizione veronesiana, come Giambattista Lambranzi, assai citato dal Boschini (Pallucchini, 1981, I, p. 296). Nell’opera in esame, Aviani sembra aver ormai maturato un suo stile, orientato verso la messinscena prospettica piuttosto che verso la romantica meditazione sulle rovine classiche a cui giungerà all’incirca negli stessi anni Marco Ricci.

A proposito della collaborazione per la parte figurale con Giulio Carpioni, ventilata dalla letteratura, ma esclusa dalle ricerche di Andreina Ballarin (1956, p. 198), che ha chiarito gli estremi biografici del pittore, si può notare una certa aria carpionesca - sul tipo delle Sibille del fregio di Palazzo Negri (Barioli, in Il Restauro a Vicenza…, 1972, p. 102-104, nn. 158-166; p. 151, cat. 33-35, 37-38, 43-45, 48-49, 51) - nel modo in cui sono rese le figure e ancor più le sculture che decorano la trabeazione del classico edificio, nelle quali si avverte anche uno stretto contatto di Aviani con l’ambiente degli scultori. Secondo Saccardo, d’altra parte, Francesco avrebbe collaborato con i Marinali eseguendo i disegni di nove statue e avrebbe anche avuto un fratello scultore, Marco Aviani (Saccardo2, 1981, p. 483).

Sulla destra la scena si chiude con un erto paesaggio montuoso, popolato da architetture rustiche alternate a fortificazioni medievali. Per accrescere il senso di profondità della scena, Aviani passa dai toni bruni e caldi del primo piano a quelli freddi e azzurrini della catena di monti in lontananza, preludio all’azzurro del cielo luminoso, popolato di nuvole mosse dal vento.

Assai gustoso appare il brano animalistico, un unicum nei paesaggi dell’Aviani, al centro del dipinto, per il quale si può ipotizzare il contributo di uno specialista di nature morte e nature vive. La resa accurata e la cromia vivace orienterebbero verso un artista prossimo al de Kerkhoven, ispiratosi liberamente a opere come Volatili in un paesaggio della collezione Conti di Exeter (Safarik-Milantoni, 1988, I, p. 180, ill. 250) o Volatili e frutta (***********, in Splendori…, 1996, p. 200, cat. 69). Lo stesso de Kerckhoven d’altronde eseguiva interventi specialistici in dipinti di altri artisti (Craievich, in Officina…, 2002, p. 100, cat. 1).

Assegnata da Andreina Ballarin, come le altre due tele del Museo, alla maturità del pittore, l’opera denota una stretta somiglianza nella resa pittorica a pennellate lunghe vicine, con gli affreschi della sala della musica a villa Pigafetta a Montruglio, datati 1714. Si può perciò ipotizzare una datazione agli inizi del secondo decennio del settecento, magari proprio in concomitanza con la pubblicazione del Trattato bibienesco.

Bibliografia

Rumor, 1908, II, p. 278; Ongaro, 1912, p. 40; Bessone-Aurelj, 1928, p. 81; De Logu, 1930, p. 179; Arslan, 1934, p. 16; Fasolo, 1940, pp. 122-123; Magagnato1, 1949, p. 104; Museo Civico…, 1949, p. 7; Barbieri, 1952, p. 13; Magagnato, in Barbieri-Cevese-Magagnato, 1953, p. 101; Barbieri1, 1954, p. 178; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 180; Ballarin An., 1956, p. 200, ill. 219; Donzelli, 1957, p. 7; Pallucchini, 1960, II, p. 206; Aviani, 1962, IV, pp. 677-678; Barbieri1, 1962, pp. 9-10; Barbieri, in I Tiepolo…, 1990, p. 281, cat. 13.10 (con didascalia errata); Barbieri, 1995, pp. 120-121; Pallucchini, 1995, II, p. 403, ill. 637; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 79.

Esposizioni

Vicenza, 1990, p. 281, cat. 13.10.

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