Giudizio di Paride

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AutoreLuca Giordano
Periodo(Napoli 1634 - 1705)
SupportoTela, 181x234,5
InventarioA 321
Autore della schedaRuggero Rugolo

Descrizione figurativa

Sull'ampio sfondo di un paesaggio arcadico, l'eroe troiano Paride, nelle vesti di un giovane pastore, sta per assegnare il pomo alla più bella tra le tre divinità: Giunone, Minerva e Venere. Egli è già stato catturato dallo sguardo malizioso e dalle forme di Venere che, in primo piano, è china sul piccolo cupido.
Dietro di lei, in secondo piano, Giunone sembra discuterne con Minerva che, rassegnata, tiene il capo dolcemente abbassato, la mano accorata sul petto.
La scena è solo apparentemente serena: i corpi di Venere e Paride sono disposti lungo diagonali che convergono su di uno sfondo che lascia intravedere fosche nubi, premonitrici dell’esito drammatico della scelta: il rapimento di Elena e la guerra di Troia.

Descrizione audio

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Cartellini

1954 8234; su carta bianca a stampa con inchiostro nero 321

Provenienza

legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1825-1831

Restauri

2010; Francesca Mariotto

Inventari

1826: 19. Camera a mattina sopra la corte. Giudicio di Paride. Luca Giordano. Lire 20; 1831: 59. Stanza detta delle Commissarie. Luca Giordano. Giudizio di Paride. Galleria Porto, n. 4321 del 1826, 74; [post 1834]: 42. Luca Giordano. Giudizio di Paride, 164; 1854: 164. 1.15. 2.60. Luca Giordano. Giudizio di Paride; [1873]: Sala, parete della porta principale della sala, 48 (47). Luca Giordano nato 1632, morto 1704. Giudizio di Paride; 1873a: c. 1, 48. Luca Giordano. Il giudizio di Paride; 1902: c. 13, 61 (55). 55. Il giudizio di Paride. Tela ad olio. Alto m 1.80, largo 2.30. Luca Giordano. Buono. Buona; 1907: c. 6, 55 (55). Luca Giordano. Il giudizio di Paride. Tela, 1.80x2.30; 1908: 55 (321). Luca Giordano. Il giudizio di Paride (tela, 1.80x2.30). Nel 1908 si trova in sala. Nel 1873 si trova in sala al n. 48. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova in sala al n. 20. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 164 e le dimensioni 1.15x2.60. Pervenne alla Pinacoteca nel 1826 per legato Paolina Porto Godi col n. 19; 1910-1912: 321 (320). Numerazione vecchia: 55 numerazione Commissione d’inchiesta 1909; 61 catalogo 1902; 48 catalogo 1873; 20 Magrini catalogo a stampa 1855; 164 inventario di consegna; 19 n. del legato 1826; 321 catalogo 1912; 321 catalogo 1940; 321 inventario 1950. Provenienza: legato Paolina Porto Godi 1826. Collocazione: salone. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: alto m 1.80, largo m 2.30; catalogo 1912 1.80x2.30; catalogo 1940 1.80x2.20; inventario 1950 1.79x2.52. Materia e colore: tela. Descrizione: Il giudizio di Paride. Autore: Luca Giordano; Pietro Berrettini da Cortona (Ricci); catalogo 1912 Pietro Berrettini da Cortona; catalogo 1940 Luca Giordano?; inventario 1950 Luca Giordano (del periodo cortonesco secondo W. Arslan); prof. Schapiro di Londra (comunicazione orale 2.10.1957) Luca Giordano del periodo fiorentino.

Descrizione tecnica

Interpretando un passo dell’Inventario dei beni Cordellina del 1829, Schiavo2 propose in un primo momento (1990) che il dipinto potesse provenire dalla collezione Cordellina, prima di confluire in quella Porto Godi e quindi, in via definitiva, nelle raccolte civiche, ma successivamente lo stesso autore (1997) abbandonerà questa ipotesi, espungendo giustamente l’opera dalla quadreria di Carlo Cordellina nella quale non può apparire nel 1829 essendo l’inventario di Paolina Porto Godi del 1826. Il dipinto perviene al Museo nel 1831 con il riconoscimento della paternità a Luca Giordano. Paternità confermata poi da Magrini (1855), ma smentita successivamente da Ongaro (1912) e da Frizzoni (1913) che l’attribuivano a Pietro da Cortona. Arslan (1934) invece riproponeva giustamente il nome del napoletano, che in seguito non verrà mai più contestato. Per ciò che riguarda la cronologia, Barbieri1 (1962) colloca l’opera intorno al 1667-1670, a considerazione del momento di “massimo accostamento del Giordano a Cortona”. Pilo (in La pittura…, 1959), che aveva dapprima accolto il 1667 come termine dell’esecuzione, successivamente ha indicato il 1674 come datazione più confacente alle caratteristiche del dipinto (Donzelli-Pilo, 1967). Pallucchini (1981) ha ritenuto di collocare l’opera al 1676. Ferrari-Scavizzi (1992, I) hanno proposto un momento prossimo al 1682, ravvisando una contiguità stilistica con la produzione del primo periodo di attività fiorentina dell’artista. In ultimo, Barbieri (1995) situa la tela nell’ottavo decennio del seicento.

Debitore della lezione di Pietro da Cortona, Giordano adotta qui, come anche nell’Enea reso immortale da Venere (cat. 249 A 208), una soluzione compositiva squisitamente barocca, con le figure allineate su due direttrici che convergono verso l’apertura del paesaggio sullo sfondo, al fine di creare un effetto dinamico nell’insieme. Le figure dalle carni levigate e ben tornite, i panneggi fluidi e morbidi, l’atmosfera di compassato classicismo, che il pittore può aver assorbito durante il soggiorno fiorentino (Ferrari-Scavizzi, 1992, I), rendono quest’opera un prototipo da seguire per le generazioni successive di artisti. Al riguardo, Barbieri (1995) ha giustamente sottolineato come essa appaia “essenziale per i primi sviluppi di Sebastiano Ricci”.

Del dipinto esiste una copia con varianti a Pavia nelle collezioni del Museo civico (Bicchi, 1948, p. 47).

Bibliografia

Magrini 1855, p. 53, n. 20; Formenton, 1867, p. 939; Ongaro, 1912, p. 105 (Pietro Berrettini da Cortona); Frizzoni, 1913, p. 192; Arslan, 1934, p. 13; Fasolo, 1940, pp. 178, 321 (Luca Giordano?); Museo Civico…, 1949, p. 8, cat. 321; Barbieri2, 1952, p. 15; Magagnato, 1953, p. 180; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 180; Pigler, 1956, II, p. 197; Pilo, in La pittura…, 1959, pp. 33, 97, cat. 152; Pilo, 1960, p. 186; Barbieri1, 1962, pp. 83-85; Ferrari-Scavizzi, 1966, I, p. 101; Ferrari Scavizzi 1966, II, pp. 115-116; Donzelli-Pilo, 1967, p. 202; Pallucchini, 1981, I, p. 242; Ballarin An., 1982, p. 178; Schiavo2, 1990, pp. 340-341, cat. 6.6; Ferrari-Scavizzi, 1992, I, p. 304, cat. A311; Barbieri, 1995, p. 112; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 54.

Esposizioni

Vicenza, 1990, pp. 340-341, cat. 6.6.

Quest’opera appartiene al percorso: