Nozze di Cana

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AutoreLuca Giordano
Periodo(Napoli 1634 - 1705)
SupportoTela, 157x283
InventarioA 207
Autore della schedaRuggero Rugolo

L' opera appartiene ad una coppia di tele.
Consultare anche Inv. A 209

Luca Giordano, artista eclettico formatosi a Napoli sulla pittura di Ribera e di Mattia Preti e poi nella Roma di Pietro da Cortona, Rubens e Poussin, dipingendo queste tele offre una prova della sua abilità nell’ideare e realizzare grandi storie, dispiegate in quelle vaste composizioni che decretarono il suo successo anche in Spagna e nella natia Napoli. Intorno alla metà del Seicento, giunse a Venezia, dove venne immediatamente attratto dal colorismo della tradizione figurativa veneta, in particolare dalla pittura di Tiziano e di Veronese, e dove diede avvio alla stagione dei “tenebrosi”.

I due dipinti del Museo vicentino, forse concepiti in coppia e originariamente appartenenti alla collezione dell’avvocato Carlo Cordellina, sintetizzano queste diverse suggestioni.

Nelle Nozze di Cana la narrazione dell’episodio evangelico si svolge in senso antiorario: una coppia di servitori, nell’angolo destro della tela, si affretta a versare nelle giare l’acqua che Cristo, su esortazione della Madonna, tramuterà in vino, i due sposi, al centro, attendono con trepidazione l’arrivo del paggio di colore, che porta loro il boccale ricolmo della nuova bevanda, mentre, quasi relegati sulla sinistra della composizione, Madre e Figlio dialogano tra di loro. Attoniti e meravigliati gli altri commensali assistono, confabulando l’uno con l’altro, all’evento miracoloso.

La tela con la Betsabea che, aiutata dalle ancelle, si accinge a fare il bagno appare meno dinamica e più composta. La luce mette in risalto le forme del corpo nudo della donna: il re Davide, scorgendo da lontano la sua bellezza, si invaghirà di lei e la prenderà in moglie. Il pennello dell’artista definisce con estrema precisione alcuni particolari naturalistici: il pappagallo, il cagnolino e i fiori del giardino.

Descrizione figurativa

Questa grande tela é opera di Luca Giordano, pittore napoletano, precoce ed eclettico, sensibile alle influenze di Caravaggio e Rubens, ma anche a quelle di Tiziano e Veronese. Rappresenta in chiave scenografica seicentesca, nei costumi e negli arredi, il celeberrimo episodio delle nozze di Cana, di cui si possono cogliere gli elementi più importanti. Infatti in primo piano a destra si notano due servi che stanno versando in una giara l'acqua che sarà trasformata in ottimo vino; al centro gli sposi che attendono trepidanti l'arrivo di una coppa della nuova bevanda porta loro da un paggio di colore, mentre sulla sinistra Cristo e la Madonna conversano amabilmente, quasi noncuranti del miracolo che si sta compiendo sotto i loro occhi e che tutti gli altri partecipanti al banchetto sottolineano con sguardi stupiti e meravigliati.

Descrizione audio

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Iscrizioni

firmato sul vaso in basso a destra Jordanus F

Provenienza

Carlo Cordellina, Vicenza; Nicolò Bissari, Vicenza 1829 (Schiavo, 1990); legato Carlo Vicentini Dal Giglio, Vicenza 1834

Restauri

2005, Francesca Mariotto; 2005, Lino Sofia (cornice)

Inventari

1834: 211. Luca Giordano. Le nozze di Cannan Galilea, in tela con cornice. Lire 480; [post 1834]: 23. Luca Giordano. Le nozze di Cannan Galilea, 135; 1854: 135. 1.90. 3.02. Luca Giordano. Le nozze di Canan; [1873]: Sala, parete della porta principale della sala, 39 (38). Luca Giordano nato 1632, morto 1704. Nozze di Cana; 1873a: c. 1, 39. Luca Giordano. Le nozze di Cana; 1902: c. 11, 52 (45). 45. Nozze di Canaa. Tela ad olio. Alto 1.70, largo 2.80. Luca Giordano. Buono. Buona; 1907: c. 5, 45 (45). Cavalier Luca Giordano. Nozze di Canaa. Tela, 1.70x2.80; 1908: 45 (207). Luca Giordano. Nozze di Cana (tela, 1.70x2.80). Nel 1908 si trova in sala. Nel 1873 si trovava in sala al n. 39. Nel 1855 nel catalogo a stampa del Magrini si trova in sala al n. 6. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 135 e le dimensioni 1.90x3.02. Pervenne alla Pinacoteca nel 1834 per legato Vicentini Dal Giglio col n. 211 e le indicazioni: Luca Giordano, Le nozze di Cana, tela con cornice, 1.12x2.82; 1910-1912: 207 (211). Numerazione vecchia: 45 numerazione Commissione d’inchiesta 1908; 52 catalogo 1902; 39 n. 1873; 6 Magrini catalogo a stampa 1855; 135 inventario di consegna 1854; 221 n. del legato 1834; 207 catalogo 1912; 207 catalogo 1940; 207 inventario 1950. Provenienza: legato Vicentini Dal Giglio 1834. Collocazione: II sala degli italiani. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: alto m 1.70, largo m 2.80; inventario 1950 1.57x2.83. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Descrizione: Le nozze di Cana,firmato Jordanus sull’orcio a destra. Autore: Luca Giordano; catalogo 1912 Luca Giordano (detto fa presto); catalogo 1940 Luca Giordano; inventario 1950 Luca Giordano.

Descrizione tecnica

L' opera appartiene ad una coppia di tele.

Consultare anche Inv. A 209

Le due tele provengono entrambe dalla quadreria settecentesca di Carlo Cordellina e giungono al Museo nel 1834 come legato Vicentini Dal Giglio (Schiavo, 1982; Schiavo2, 1990). Non sono mai stati sollevati problemi di attribuzione, anche perché la prima delle due opere risulta firmata dall’artista, mentre è sorto un dibattito tra gli studiosi in merito alla datazione. Risulta spesso problematico definire con assoluta certezza una cronologia relativa alle opere di Giordano a causa della sua non sempre coerente evoluzione stilistica legata ad un temperamento particolarmente predisposto alla contaminazione di esempi di maestri del passato e contemporanei. Pilo (in La pittura…, 1959) per primo avvicina le Nozze di Cana alla Crocifissione di san Pietro delle Gallerie dell’Accademia di Venezia ascrivibile al 1659, ma posticipa al 1667 la Betsabea al bagno, per il debito che questa avrebbe nei confronti dello stile di Pietro da Cortona. Barbieri (1962), invece, è più propenso a collocare entrambe le opere intorno al 1654, riferendole al primo soggiorno veneziano di Giordano. All’ipotesi di Pilo, per una datazione distante e divaricata dei due dipinti, si associano Ferrari-Scavizzi (1966, II) nella prima edizione della loro monografia sul pittore, per poi fissare tali opere, nella seconda edizione (1992, I), all’inizio degli anni settanta del seicento e non oltre il 1675. A quest’ultima ipotesi aderisce anche Avagnina (1997), mentre Barbieri (1995) anticipa al 1652-1653 la Betsabea, per porre le Nozze al 1672-1673.

I due esemplari, pur non avendo in comune la pertinenza dei soggetti, sono considerati da sempre come un assieme e questo per avere le medesime dimensioni e provenienza. Nelle Nozze di Cana il taglio della composizione tipicamente giordanesco s’accompagna alle suggestioni veronesiane che traspaiono dalla definizione tipologica e dalla postura di alcune figure. Reminiscenze che s’uniscono ad una pittura lieve e schiarita, quasi ovattata, a metà strada tra le cupezze di Ribera e lo sfolgorante cromatismo di Pietro da Cortona. Caratteristiche queste ultime che riscontriamo in particolare nella Betsabea, seppur definite in maniera meno incisiva, dove si evince un minor sforzo dell’artista nell’articolare la composizione. Tali opere s’inseriscono a pieno titolo in quel “disinvolto eclettismo” proprio di Luca, ma che emerge con evidenza nella produzione degli anni settanta del seicento.

Bibliografia

Magrini 1855, p. 53, nn. 6, 15; Formenton, 1867, p. 939; Ongaro, 1912, pp. 82-83; Pevsner, 1928, ill. 151; Arslan, 1934, pp. 12, 22; Fasolo, 1940, p. 166; Museo Civico…, 1949, p. 8, cat. 207, 209; Barbieri2, 1952, p. 15; Magagnato, 1953, p. 180; Barbieri1, 1954, p. 178; Barbieri-Magagnato, 1956, p. 180; Pilo, in La pittura…, 1959, p. 97, cat. 152; Barbieri, 1962, II, pp. 80-82; Ferrari-Scavizzi, 1966, I, p. 73, II, pp. 48, 83; Pallucchini, 1981, I, p. 242; Ballarin An., 1982, pp. 175-176; Schiavo, 1982, pp. 37, 42; Schiavo2, 1990, p. 341, cat. 6.8; Ferrari-Scavizzi, 1992, I, pp. 62, 290, cat. A240 a-b; Barbieri, 1995, p. 109; Schiavo, 1997, pp. 245-246; Avagnina, in Carlo Cordellina…, 1997, pp. 258-259, cat. 8; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, pp. 50-53.

Esposizioni

Vicenza, 1990, p. 341, cat. 6.8; Vicenza, 1997, pp. 258-259, cat. 8.

Quest’opera appartiene al percorso: