Ritratto di Ippolito da Porto

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AutoreGiovanni Antonio Fasolo
Periodo(Mandello del Lario, Como, 1530 - Vicenza 1572)
SupportoTela, 122,5x99,5
InventarioA 58
Autore della schedaMaria Cristina Dossi

Tra i principali condottieri del suo tempo, Ippolito Porto si fece onore a Mühlberg nello scontro tra cattolici e protestanti, come ricorda l’iscrizione postuma. Nel 1571 fu gravemente ferito nella battaglia di Lepanto. Morì l’anno seguente e il suo sepolcro è ancor oggi visibile nella chiesa di San Lorenzo. L’abbigliamento informale, ma ricercato, esalta la posa spavalda del condottiero. Il pennacchio del copricapo, dritto all’uso militare, è fermato da una medaglia che, con quella pendente dalla catena d’oro, documenta la passione per l’antico, tipica dell’epoca.
Recente è l’attribuzione al Fasolo, che lavorò per i Porto sia a Thiene che a Torri di Quartesolo.

Descrizione figurativa

In quest'opera Giovanni Antonio Fasolo (1530-1572), di cui ricordiamo la tragica fine nella caduta da un'impalcatura in Sala Bernarda a Vicenza, rappresenta uno dei maggiori condottieri della seconda metà del '500, quell'Ippolito Porto, che si fece onore a Mulhlberg nella battaglia tra cattolici e protestanti e che nel 1571 fu ferito a Lepanto, tanto gravemente da morirne l'anno seguente.
Qui é ritratto in "maniche di camicia", candida ed elaborata nelle cuciture, cioé senza giubba, ma il fiero sguardo barbuto con cui fissa lo spettatore, il guerresco pennacchio sul copricapo, la preziosa collana d'oro al collo e il manico di ciò che si presume sia una lancia saldamente impugnata con la destra ne esaltano la posa spavalda di condottiero.

Descrizione audio

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Iscrizioni

in alto a sinistra EFFIGIES/ HIPPOLITI DE PORTO/ CUIUS CAPTIVUS IN BELLO/ IO. FRIDERICUS DUX SAXONIAE./ UT IN DIPLOMATE CAROLI V. ET/ ALTERO DIPLOMATE EIUSDEM/ CAROLI AUGUSTAE VINDILICORUM/ EXARATIS QUI HIPPOLITUS EX/ PATRE TRITAVUS MEI TANTUM/ MANFREDI DE PORTO./ SIC UT LUCEAT VERITAS; sul verso con inchiostro nero Hipolito Porto q. Antonio/ Morse 1572/ ANTES · CHIERO ·/ MORIR · CHE DESAR […]/ PORCHE · ASI · CIERE/ MI · FORTUNA

Cartellini

s.d.3 N. 58/ G.B. Maganza/ Ritratto di Ippolito Porto; 1949-1950 N. […]/ Giambattista Maganza/ […]; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero INTERLINEA/ FINE ARTS PACKERS/ F.90/ TITOLO DELL’OPERA “RITRATTO DI IPPOLITO DA PORTO”/ di G. MAGANZA IL VECCHIO/ EX CIVICI MUSEI

Provenienza

legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1826

Restauri

2008, Maria Beatrice Girotto

Inventari

1826: 55. 55. Camera a mattina sopra il Corso. Ritratto d’Ippolito Porto. Maniera di Tiziano, forse di Maganza detto Magagnò. Lire 40; 1831: 96. Sala detta del Consiglio. Maganza detto Magagnò. Ritratto d’Ippolito Porto in camicia. Galleria Porto, n. 4321 del 1826, 55; [post 1834]: 202. Maganza detto Magagnò. Ritratto di Ippolito Porto, 4; 1854: 4. 1.30. 1.05. Maganza. Ritratto di Ippolito Porto, mezza figura; [1873]: Stanza dei ritratti, parete II, 35. Giambattista Maganza detto Magagnò, nato il 1509, morto nel 1589. Ippolito Porto; 1873a: c. 8, 35. Giovan Battista Maganza detto Magagnò, nato 1509, morto 1589. Ritratto d’Ippolito Porto; 1902: c. 78, 353 (335). 12. Ritratto di Ippolito Porto. Tela ad olio. Alto 135, largo 095. Giovanni Maganza detto Magagnò. Un po’ rovinato. Deperita. Testamento contessa Carolina Porto. Ha nel fondo l’iscrizione; 1908: 335 (58). Giambattista Maganza detto Magagnò. Ritratto di Ippolito Porto, con epigrafe (tela, 1.35x0.95). Nel 1908 si trova nella stanza dei ritratti. Nel 1873 si trovava nella stanza dei ritratti al n. 35. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1854 si trova in sala al n. 57. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 4 e le indicazioni: Maganza, Ritratto di Ippolito Porto, mezza figura, 1.30x1.05. Pervenne alla Pinacoteca nel 1826 per legato Paolina Porto Godi con n. 55 e le indicazioni: Maganza detto Magagnò, maniera di Tiziano, Ritratto di Ippolito Porto; 1910-1912: 58 (64). Numerazione vecchia: 335 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 353 catalogo 1902; 35 catalogo 1873; 57 Magrini catalogo 1855; 4 inventario di consegna 1854; 55 n. del legato; 58 catalogo 1912; 58 catalogo 1940; 58 inventario 1950. Provenienza: legato Paolina Porto Godi 1826. Collocazione: sala V dei vicentini. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni 1.35x0.95; catalogo 1940 0.95x1.46; inventario 1950 1.24x1.02. Materia e colore: tela ad olio. Descrizione: Ritratto di Ippolito Porto. Autore: Giambattista Maganza detto Magagnò; pervenne con l’attribuzione a Giambattista Maganza detto Magagnò, maniera del Tiziano; catalogo 1912 Giambattista Maganza detto Magagnò; catalogo 1940 Giambattista Maganza detto Magagnò; inventario 1950 Giambattista Maganza?; W. Arslan forse opera di un oltremontano. Iconografia: foto Alinari 44465.

Descrizione tecnica

Importante esponente di una delle più antiche famiglie vicentine, Ippolito da Porto fu uno dei principali condottieri del suo tempo. Fu iniziato a soli quindici anni all’arte militare da uno zio, mercenario presso il marchese del Vasto; in seguito partecipò a varie imprese, si distinse in particolare nelle campagne germaniche contro i protestanti quando, durante la battaglia di Muhlberg (24 aprile 1547) catturò il duca di Sassonia, uno dei capi delle forze nemiche. Su questo episodio si sofferma l’iscrizione, certamente successiva all’esecuzione del quadro, con la quale Manfredi da Porto onora l’antenato: l’estensore cita come garanzia delle gesta eroiche di Ippolito due lettere autografe di Carlo V, inviate dalla sede imperiale di Augusta.

Il condottiero, tornato in patria, compì vari incarichi per la Serenissima. Partecipò con il figlio Alfonso alla battaglia di Lepanto, nel corso della quale il 7 ottobre 1571 la Lega cattolica sbaragliò la flotta turca. Ippolito morì nel 1572 ma non sono note le cause della morte.

Il dipinto fu donato al Museo da Paolina Porto Godi nel 1826, con l’attribuzione a Giovanni Battista Maganza senior, confermata dalla critica successiva. Nel 1934, Arslan dubita che l’esecuzione sia da ricondurre all’ambito dei Maganza e pensa ad un pittore straniero, forse tedesco, a causa “dei tratti pittorici che hanno riflessi oltremontani”, ma nell’inventario del 1950 si torna al nome di Maganza senior. Noè (1976) lo giudica opera di Maganza junior. Dossi (in Capolavori dal veneto…, 1998) pensa ad un pittore attivo a Vicenza nella seconda metà del cinquecento, che potrebbe identificarsi con Giovanni Antonio Fasolo che eseguì i ritratti dei conti Gualdo, conservati in questa Pinacoteca e il Ritratto di Famiglia di Sarasota (Fiocco², 1934, p. 127): vicini a questi esempi sono il modo di trattare le carni e la pennellata più nervosa delle ricche vesti. Il trattamento delle superfici appare, nel nostro caso, meno riuscito: una spiegazione può essere offerta da un’ipotesi di Burns (in Andrea Palladio…, 1975). Lo studioso pensa infatti che l’opera sia di autore vicentino, ma eseguita sul modello di un ritratto di area germanica, eseguito dopo la battaglia di Muhlberg: la dipendenza da un opera precedente avrebbe quindi trattenuto l’artista dall’esprimersi al meglio della sua maniera.

Fasolo lavorò nella villa Porto Colleoni a Thiene nel 1551 e mantenne sempre buoni rapporti con la famiglia; collaborò spesso con Battista Zelotti, a cui si deve la decorazione, voluta nel 1571 da Ippolito, della villa a Torri di Quartesolo (gli affreschi oggi sono conservati a palazzo Trissino a Vicenza): tra queste due date l’artista eseguì il nostro ritratto.

Bibliografia

Magrini, 1855, p. 54, n. 57 (Giovanni Battista Maganza il Vecchio); Magrini, 1869, p. 52 (di buona mano); Ciscato, 1870, p. 52 (Giovanni Battista Maganza il Vecchio); Ongaro, 1912, p. 37, n. 58 (Giambattista Maganza); Maganza Malerfamilie, 1929, p. 552 (Giambattista Maganza Senior); Arslan, 1934, p. 16 (forse opera di un pittore oltremontano); Venturi, 1934, p. 120 (Giambattista Maganza il Vecchio); Fasolo, 1940, p. 92 (Giambattista Maganza il Vecchio); Barbieri, 1962, II, pp. 134-135 (Giambattista Maganza il Vecchio); Lodi, 1965, p. 117 (Giambattista Maganza il Vecchio); Barioli-Ballarin An., in Il Gusto e la Moda…, 1973, p. 96 (Giambattista Maganza il Giovane); Burns, in Andrea Palladio…, 1975, p. 15 (Giovanni Battista il Giovane); Noè, 1976, p. 102 (Giambattista Maganza il Giovane); Ballarin An., 1982, p. 114 (Zelotti); Dossi, 1991-1992, pp. 121-122 (cerchia dello Zelotti); Dossi, in Capolavori…, 1998, p. 61 (pittore attivo nella seconda metà del cinquecento); Villa, 2002, p. 75 (Alessandro Maganza).

Esposizioni

Londra, 1975, p. 15, cat. 7; Kiev, 1998, p. 61, cat. 17.

Quest’opera appartiene al percorso: