Paesaggio con ninfe pescatrici

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AutorePauwels Franck, detto Paolo Fiammingo
Periodo(Anversa 1540 - Venezia 1596)
SupportoTela, 192x211,8
InventarioA 454
Autore della schedaMari Pietrogiovanna

Straordinario esempio della sensibilità paesaggistica del pittore di origini anversesi, questo dipinto - la cui provenienza è tuttora sconosciuta - è stato riferito per la prima volta all'ambito di Paolo Fiammingo da Michael Jaffé (1957), seguita dal parere di Fiocco (1958) che lo riconosce come opera certa del maestro d’oltralpe.

Il dipinto si colloca nella tarda attività dell’autore (1590-96), cioè al momento segnato dalla preferenza quasi esclusiva per il paesaggio. Esiste anche un disegno preparatorio per questo dipinto, un foglio conservato a Verona, nella Fondazione Miniscalco Erizzo, attribuito in precedenza a Pozzoserrato. Il confronto tra il foglio e il dipinto si rivela molto puntuale, tuttavia il pittore manifesta anche in fase progettuale un fare estremamente libero e pittorico.

L’artista realizza una composizione di chiaro impianto nordico nella quale si innestano le trame pittoriche venete. Il modo di concepire il paesaggio di Paolo Fiammingo è tuttavia diverso rispetto a quello dei colleghi fiamminghi: il pittore, anche per volontà di committenti del calibro dei Fugger, è infatti legato ai temi allegorici e mitologici, è sciolto nella pennellata e meno descrittivo, inoltre la sua tavolozza è decisamente veneta, con toni caldi prevalenti, dominati da bruni, rossi e rosati.

Nonostante la componente paesaggistica sia prevalente, il soggetto non è un paesaggio puro: si individuano chiaramente le ninfe intente alla pesca nelle figure guizzanti che si scalano dal primo piano al fondo. Anche questo aspetto conferma la cronologia della tela: è in questo momento che il pittore sembra meditare sulle tematiche delle attività venatorie e della pesca, ma anche su quelle allegoriche; non è improbabile infatti che questo splendido spaccato di natura nasconda un’allegoria dell’acqua.

Descrizione figurativa

Quest'opera di Pauwels Franck, detto Paolo Fiammingo (1540-1596), presenta in un contesto tipicamente fiammingo, caratterizzato da un'esuberante natura, ritratta con grande precisione, alcune ninfe intente a pescare. Sono queste figure mitologiche, bellissime fanciulle eternamente giovani, rappresentanti dee minori legate alla natura, in particolare alla terra, al mare e all'acqua in genere ed all'aria. In questa tela, praticamente occupata da alberi, di cui due particolarmente imponenti, e corsi d'acqua, di cui uno, quello di destra, più ampio tanto da ospitare ben quattro ninfe pescatrici con la rete, l'impronta fiamminga viene contemperata da evidenti influssi veneti. La lezione del Tintoretto, di cui Franck fu allievo, si nota nello scorcio prospettico, nei movimenti improvvisi dei protsgonisti, sottolineati da tocchi leggeri e colpi di luce.

Descrizione audio

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Provenienza

registrato dal 1902

Restauri

1957, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 1985, Antonio Bigolin; 2007, Aurelia Rampon

Inventari

1902: c. 88, 397 (429). Paesaggio. Tela [depennato ad olio]. Alto 1.95, largo 2.10. Ignoto. Buono. Deperita; 1907: c. 43, (429). Ignoto. Paesaggio. Tela, 1.95x2.10; 1908 429 (514, 454). Ignoto. Paesaggio (tela, 1.95x2.10). Nel 1908 si trova nella prima stanza a destra; 1910-1912: 454, esposto. Numerazione vecchia: 429 numerazione della Commissione; 454 inventario 1950. Forma e incorniciatura: 1950 rettangolare senza cornice. Dimensioni: 1950 1.90x2.10. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Conservazione e restauri: restauro prof. Pedrocco 1958, pulitura, restauro pittorico, verniciatura. Descrizione: Paesaggio. Autore: ignoto; inventario 1950 ignoto secentesco; prof. Michael Jaffé del King’s College di Cambridge (comunicazione orale 30.8.1957) maniera di Paolo Fiammingo; prof. Fiocco (comunicazione orale 16.7.58) Paolo Fiammingo (Paul Frank? Franck Pawels?) faceva i fondi a Bassano e Tintoretto); prof. Heinemann (comunicazione orale 13.2.1962) Paolo Fiammingo; dott. Wolters (Francoforte) Pozzoserrato.

Descrizione tecnica

Straordinario esempio della sensibilità paesaggistica del pittore di origini anversesi, questo dipinto - la cui provenienza è tuttora sconosciuta - è ricordato per la prima volta nella schedatura redatta da Bortolan nel 1908 e classificato come opera di autore ignoto. Il primo riferimento a Paolo Fiammingo (ambito) proviene da una comunicazione verbale di Michael Jaffé (1957), seguita dal parere di Fiocco (1958) che lo riconosce come opera certa del maestro d’oltralpe. Da quel momento la paternità di Paolo Fiammingo non è quasi mai stata messa in dubbio. Pubblicato da Barbieri, (1962) il dipinto è incluso dalla Mason (1965; 1978) nel catalogo delle opere di Paolo Fiammingo e riferito alla tarda attività dell’autore (1590-96), cioè al momento segnato dalla preferenza quasi esclusiva per il paesaggio. La studiosa ha anche riconosciuto il disegno preparatorio per questo dipinto, un foglio conservato a Verona, nella Fondazione Miniscalco Erizzo, attribuito in precedenza a Pozzoserrato. Il confronto tra il foglio e il dipinto si rivela molto puntuale, tuttavia il pittore manifesta anche in fase progettuale un fare estremamente libero e pittorico.

L’artista realizza in questo caso una sapiente fusione di tendenze: in un ordito di chiaro impianto nordico si innestano le trame pittoriche venete. Dal punto di vista strutturale il pittore si allinea con la tendenza nordica di Hans Bol, Paul Bril, Jan Brueghel e soprattutto Gillis van Coninxloo, maestro della scuola di Frankenthal, specializzato negli interni boscosi. Il modo di concepire il paesaggio di Paolo Fiammingo, tuttavia, è diverso rispetto a quello dei colleghi fiamminghi, il pittore, anche per volontà di committenti del calibro dei Fugger, è infatti legato ai temi allegorici e mitologici, è sciolto nella pennellata e meno descrittivo, inoltre la sua tavolozza è assai diversa: decisamente veneta, con toni caldi prevalenti, dominati da bruni, rossi e rosati. La componente lagunare emerge anche dalla scelta del supporto, costituito da una tela spessa, dall’armatura a spina di pesce.

La struttura compositiva del paesaggio rientra negli schemi dell’ultima attività del pittore, riferibile agli anni novanta del cinquecento: ne sono testimonianza la ripartizione dei piani, il trattamento molto sensibile del fogliame, la resa quasi palpabile dell’ambiente boscoso, le luci smorzate. Tutti questi tratti si ripetono per esempio nel Paesaggio con Diana e le ninfe di Berlino (Staatliche Museen). Quest’ultimo dipinto presenta un’impaginazione del tutto simile: la natura è lussureggiante, le fronde ampie sono realizzate con un tocco leggero, i colpi di luce e le fughe prospettiche sollevano la dominante cromatica scura ed anche le figure che animano il quadro sono assai prossime. A questo confronto si aggiunge anche quello con la tela rappresentante Il diavolo semina la zizzania, (mercato antiquario) pubblicata da Meijer (1983, p. 27, ill. 26).

Come avviene per i due esempi richiamati per confronto, il soggetto non è un paesaggio puro, nonostante l’ambiente naturale prevalga sulla componente umana. Nella tela vicentina si individuano chiaramente le ninfe intente alla pesca, nelle figure guizzanti che si scalano dal primo piano al fondo e giustamente Franz (1969) pubblica la riproduzione del quadro intitolandolo Paesaggio con ninfe pescatrici. Anche fatto conferma la scansione cronologica della tela: è in questo momento che il pittore sembra meditare sulle tematiche delle attività venatorie e della pesca, ma anche su quelle allegoriche; non è improbabile infatti che questo splendido spaccato di natura nasconda un’allegoria dell’acqua.

Bibliografia

Barbieri, 1962, II, pp. 180-181; Mason Rinaldi, 1965, p. 103; Turner, 1966, pp. 128-129; Donzelli-Pilo, 1967, p. 15; Franz, 1969, II, ill. 443; Meijer, 1975, p. 11, n. 33; Mason Rinaldi, 1978, pp. 56, 68, 73; Ballarin An., 1982, p. 102; Meijer, 1983, p. 27; Mason Rinaldi, in Il disegno…, 1993, p. 143; Barbieri, 1995, p. 92; Rigoni, 1997, p. 137, n. 23, ill. 3; Mason, 1999, p. 592; Marinelli, 2000, p. 66; Villa, 2002, p. 62.

Esposizioni

Passariano, 1997.

Quest’opera appartiene al percorso: