Ritratto di Nicolò Leoniceno

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AutorePittore veneto
Periodo(seconda metà del secolo XVI)
Datazione1480 - 1490
SupportoTela, 70,2x57,3
InventarioA 31
Autore della schedaGiovanna Baldissin Molli

Iscrizioni

in basso al centro NICOLAUS LEONICENUS

Cartellini

s.d. N. 31 =285=/ N. 31 Leandro da Ponte - Ritratto/ di Nicolò Leoniceno/ N. 285 Maniera Rig[…]/ Ritratto donna; 1949-1950 N. 31/ Prossimo al Torbido/ Ritratto di Nicolò Leoniceno/ […]; su carta bianca, a penna con inchiostro nero Museo Civico/ Da Ponte/ Ritratto di Nicolò Leoniceno/ (già in Prefettura)/ Dep. N. 11

Provenienza

legato Domenico Thiene, Vicenza 1842 (ASCVi, Comune di Vicenza, VIII, Museo, b. 3 “Anni 1841-1854”, Domenico Thiene con testamento redatto nel 1840 e successivo codicillo del 1842 donava alcuni quadri al Museo civico e alcuni volumi alla Biblioteca pubblica; Domenico dott. Thiene, n. 16 ritratti di medici (Catalogo dei doni …, 1866 p. 4)

Restauri

1910, Franco Steffanoni

Inventari

1854: 359. Ignoto. Ritratto del medico Nicolò Leoniceno; [1873]: Stanza dei ritratti, parete III, 50. Leandro da Ponte nato 1558, morto 1623. Nicolò Leoniceno; 1873a: c. 8, 50. Leandro da Ponte. Ritratto di Nicolò Leoniceno medico vicentino; 1902: c. 66, 295 (286). 284. Ritratto di Nicolò Leonigeno medico vicentino. Tela ad olio. Alto 0.60, largo 0.55. Leandro da Ponte. Guasto. Non buona. Testamento Domenico Thiene. Con scritta; 1907: c. 33, 287. Ritratto di Nicolò Leoniceno medico vicentino. Tela con scritta, 0.60x0.55. Testamento Domenico Thiene; 1908: 286 (31). Leandro da Ponte detto il Bassano. Ritratto di Nicolò Leoniceno (tela, 0.60x0.55). Nel 1908 si trova nella stanza dei ritratti. Nel 1873 si trovava nella stanza dei ritratti al n. 50. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova in sala al n. 39. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta al n. 359 col titolo: ignoto, Ritratto del medico Nicolò Leoniceno. Proviene dal testamento del dottor Domenico Thiene del 1842; 1910-1912: 31 (33). Numerazione vecchia: 286 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 295 catalogo 1902; 50 catalogo 1873; 39 Magrini catalogo a stampa 1855; 359 inventario di consegna 1854; 31 inventario 1912; 31 inventario 1950. Provenienza: legato del dottor Domenico Thiene, 1842. Collocazione: sala III dei vicentini. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 0.60x0.55; inventario 1950 0.70x0.57. Materia e colore: tela ad olio. Conservazione e restauri: rintelato e ristaurato da Franco Steffanoni nel 1910. Descrizione: Ritratto di Nicolò Leoniceno. Autore: Leandro da Ponte detto il Bassano, catalogo 1902 e Commissione d’inchiesta 1908; ignoto (inventario di consegna 1854); catalogo 1912 Leandro Da Ponte; inventario 1950 opera prossima al Torbido; W. Arslan (Leandro da Ponte) non è affatto opera bassanese; prossima al Torbido.

Descrizione tecnica

Nicolò Leoniceno (1428-1524) fu medico e filosofo, grecista e importante esponente dell’umanesimo scientifico. Dopo la prima formazione umanistica a Vicenza, conseguì la laurea in artibus et medicinae a Padova e insegnò a Ferrara per sessant’anni. Profondo conoscitore e convinto estimatore della validità e superiorità della cultura medica antica, Nicolò Leoniceno - da non confondersi con il veneziano Nicolò Leonico Tomeo, sul quale si veda De Bellis (1975, 1980) - si dedicò a un attento lavoro critico di revisione dei testi ereditati dal passato medioevale e dei suoi studi e approfondimenti è testimonianza l’inventario della sua biblioteca, conservato nella Biblioteca Bertoliana di Vicenza (Gonz. 24.10.46, edito da Mugnai Carrara, 1991, a cui si rinvia per una disamina del personaggio, inoltre: Bruni, 1991, passim).

Le date della vita di Nicolò rendono non possibile l’attribuzione a Leandro Bassano, e inducono inoltre il quesito circa l’effettivo riconoscimento nell’effigiato del medico grecista ancora vivente. L’indicazione di Arslan (1934) era intesa a ricondurre l’esecuzione del dipinto entro l’ambito giorgionesco, riportato tuttavia a un solido mondo di forme e colori, quale fu quello messo a punto da Francesco Torbido detto il Moro (Venezia 1485 circa - Verona 1561), il cui percorso, come è noto, si snodò appunto “da Giorgione alla Maniera” (Repetto Contaldo, 1982), trovando appiglio il riferimento giorgionesco nel Ritratto di giovinetto con una rosa dell’Alte Pinakothek di Monaco, firmato e datato 1516. Ora il confronto con tale pezzo non solo marca la distanza profonda tra la stesura pittorica, nel nostro caso analitica, disegnata e lucidamente intesa, ma consente anche di rilevare che per rimanere all’altezza giorgionesca del Torbido la cronologia della tela andrebbe spostata intorno al secondo-terzo decennio del cinquecento. Le date della vita di Leoniceno non lo consentono: l’effigiato è un uomo di una certa età, ma solido e vigoroso, cui difficilmente si potranno attribuire più di sessant’anni, che significa, per Leoniceno, 1486. Pertanto, anche a voler aumentare l’età dell’effigiato, non ci si può spingere oltre la fine del secolo XV. È peraltro assai dubbio che il ritratto riproduca le effettive sembianze del medico vicentino, che ci sono note grazie al ritratto di Dosso Dossi della raccolta Gioviana di Como (Jellineck, in corso di stampa). Nell’opera dossesca le fattezze del personaggio, scavato e assai anziano, sono con tutta ragionevolezza raffrontabili con un altro bel ritratto di Leoniceno, di aspra espressività tutta ferrarese, conservato oggi nel palazzo di Renata di Francia a Ferrara (sede del rettorato dell’Università; prov: coll. Ettore Coccapanni, poi coll. Cini): anche in questo caso ci viene offerta l’intensa immagine di un uomo molto anziano e consunto, in veste dottorale, circondato dai poderosi tomi del sapere antico. Il dato fisionomico delle due pitture non è convincentemente raffrontabile con quello del dipinto vicentino, dove il medico è molto più giovane e dove solo la presenza del berretto dottorale e del robone di saio lasciano intendere al riguardante l’appartenenza al mondo accademico dell’effigiato (sul ritratto ferrarese: Chiellini, 1991, p. 232, ill. 3).

Per la difformità del dato fisionomico Jellineck ha proposto di riconoscere nell’opera vicentina non Nicolò Leoniceno, ma appunto Nicolò Leonico Tomeo, grecista illustre, professore all’università di Padova, dove, per primo, lesse Aristotele in greco. L’effigie di Tomeo, perduta, che compariva nella serie gioviana (una copia è oggi nell’Ambrosiana di Milano) secondo lo studioso è con maggiore grado di plausibilità raffrontabile con il dipinto di Vicenza. Va aggiunto inoltre, a complicare la questione e la difficile aleatorietà che i riconoscimenti su ritratto comportano, che Heinemann (1991, pp. 106-107) ritiene il ritratto di Vicenza una copia da un originale di Vincenzo Catena. Tale convincimento, a mio avviso non motivato, appare basato solo sul fatto che Catena è autore del Ritratto di Giangiorgio Trissino oggi al Louvre e sulla presenza di una ulteriore copia oggi nel Museo Correr di Venezia, da Heinemann ritenuta essere un altro ritratto di Trissino. Va inoltre notato che lo studioso scambia Leoniceno con Tomeo, ritenendo l’opera di Vicenza ritratto di quest’ultimo e facendo così “saltare” l’affinità vicentina. Di fatto la probabile data di nascita di Catena, da porsi intorno al 1470 (Robertson, 1954, p. 5) proibisce, per l’età da attribuire all’effigiato, di ritenere suo l’originale, visto che le date di Nicolò Leonico Tomeo (se di lui si tratta) - sono 1456-1531. Pertanto, se manteniamo l’apparente età di sessant’anni, dovremmo calcolare una data verso la metà del secondo decennio, nel periodo peggiore della storia veneziana, con Padova passata dalla parte degli imperiali, quando dunque è opportuno far sfilare qualche anno per pensare che un veneziano possa ritrarre un docente universitario: e, a riportare la figura del Tomeo entro un ambito di interessi storico-artistici, vale ricordare che egli fu il destinatario della perduta lettera di Girolamo Campagnola contenente le notizie d’arte padovane che Giorgio Vasari ebbe modo di sfruttare nelle Vite. Va altresì detto che per i contemporanei Nicolò Leonico Tomeo (Leonico è la forma grecizzata di Nicolò) e Nicolò Leoniceno (Leoniceno vale “da Lonigo”) erano due personalità illustri e famose (il primo soprattutto), di primo piano, entrambi grecisti, un filosofo e un medico, entrambi docenti universitari, uno a Padova e l’altro a Ferrara, distanziati da una generazione. I contemporanei non li confondevano ed è difficile pensare che la loro memoria, almeno per tutto il cinquecento, si sia sovrapposta e abbia generato scambi di identità.

Del resto in via preliminare va osservato che il dipinto presenta una superficie pittorica impoverita e ritoccata in più punti: probabilmente era di qualità migliore di quanto oggi appaia, poco articolato nel rapporto con lo sfondo, impastato nella resa dell’abito dal collo di pelliccia, duro nei tratti e inciso, anche se dotato di una sua espressività. Se la ripresa e il taglio in primo piano a mezzo busto possono spiegare il riferimento a Torbido pronunciato da Arslan, per il resto la resa oggettiva e non qualitativamente elevata del dato fisionomico induce a pensare a una copia a memoria futura, tratta da una documentazione precedente, nella tradizione delle raccolte di ritratti di cui il Museo Gioviano fu il caso più celebre o, per ricordare altre raccolte di rango, quella di Ferdinando arciduca del Tirolo nel Castello di Ambras o ancora, in ambito veneto e nella prima metà del seicento, quella di ritratti di uomini illustri di Paolo e Giacomo Filippo Tomasino a Padova (Moscardin, 1998), senza dimenticare che anche il vicentino Girolamo Gualdo, nelle collezioni della casa di Pusterla, aveva dei ritratti (ed. Puppi, 1972). La pochezza della qualità pittorica e soprattutto la mancanza di caratterizzazione, relativamente all’alta statura culturale dei personaggi, inducono a mio avviso a pensare a un ritratto in qualche modo documentario, con poco spessore alle spalle, ricavato da tracce quasi anonime, e rimanendo, considerata la storia ottocentesca vicentina dell’opera, sull’identificazione dell’effigiato in Nicolò Leoniceno.

Bibliografia

Magrini, 1855, p. 53, n. 39 (Leandro Bassano); Ongaro, 1912, p. 30 (Leandro Bassano); Arslan, 1934, p. 15 (prossimo al Torbido); Heinemann, 1991, pp 106-107 (copia da Catena).