Ritratto virile

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AutorePittore veneto
Periodo(terzo decennio del secolo XVI)
Datazione1520 - 1530
SupportoTavola, 65,9x51,8
InventarioA 88
Autore della schedaMargaret Binotto

Cartellini

s.d.3 Num. Catal.88/ Scuola Veneta/ Ritratto virile; 1949-1950 N.88/ Girolamo Romanino/ Ritratto Virile/ tavola 67 x 52. Etichetta Mostra/ della pittura bresciana/ del Rinascimento/ Numero di ingresso 81/ Provenienza Vicenza Museo/ Data di arrivo 10 apri 1939

Provenienza

legato Paolina Porto Godi, Vicenza 1826

Restauri

1909, Franco Steffanoni; 1994, Paolo Bacchin

Inventari

1826: 14. Camera a mattina sopra il Corso. Ritratto che dicesi di Pietro d’Abano. Giorgio Barbarelli detto il Giorgione. Lire 60; 1831: 4. Nella residenza attuale del podestà. Giorgione. Ritratto dicesi di Pietro d’Abano. Galleria Porto, n. 4321 del 1826, 14; [post 1834]: 87. Giorgione. Ritratto di Pietro d’Abano, 7; 1854: 7. 0.70. 0.58. Giorgione. Ritratto di Pietro d’Abano, mezza figura; [1873]: Stanza dei ritratti, parete II, 46. Giorgione morto 1511 di 34 anni. Pietro d’Abano; 1873a: c. 8, 46. Giorgio Barbarelli detto Giorgione. Ritratto di Pietro d’Abano; 1902: c. 78, 354 (336). 16. Ritratto una volta creduto di Pietro d’Abano [corretto su di Pietro d’Abano?]. Tavola ad olio. Alto 0.65, largo 0.50. Scuola del Morone? Screpolato e deperito [corretto su rovinato]. Deperita. Testamento contessa Carolina Porto; 1907: c. 38, 337 (336). Scuola del Morone. Ritratto una volta creduto di Pietro d’Abano. Tavola, 0.65x0.50. Testamento contessa Carolina Porto; 1908: 336 (88). Scuola del Morone o Giorgione? Ritratto di Pietro d’Abano? Nel 1908 si trova nella stanza dei ritratti. Nel 1873 si trovava nella stanza dei ritratti al n. 46 colle indicazioni: Giorgione, Ritratto di Pietro d’Abano. Nel catalogo a stampa del Magrini dell’anno 1855 si trova in sala al n. 51 colle indicazioni: Giorgione, Ritratto di Pietro d’Abano. Nell’inventario di consegna della Pinacoteca al Museo dell’anno 1854 porta il n. 7 e le indicazioni: Giorgione, Ritratto di Pietro d’Abano, mezza figura, 0.70x0.58. Pervenne alla Pinacoteca nel 1826 col n. 14 per legato Paolina Porto Godi colle indicazioni: Giorgione, Ritratto, dicesi di Pietro d’Abano; 1910-1912: 88. Numerazione vecchia: 336 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 354 catalogo 1902; 46 catalogo 1873; 51 Magrini catalogo 1855; 7 inventario di consegna 1854; 14 n. del legato; 88 catalogo 1912; 88 catalogo 1940; 88 inventario 1950. Provenienza: legato Paolina Porto Godi 1826. Collocazione: sala dei veneti dei secoli XVI e XVII. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 0.65x0.50; inventario 1950 0.67x0.52. Materia e colore: tavola ad olio. Conservazione e restauri: restaurato da Franco Steffanoni (1909). Descrizione: Ritratto ritenuto di Pietro d’Abano; Ritratto d’uomo con berretto, guanti e un rotolo di carta in mano. Autore: scuola di G.B. Morone (catalogo 1902); o Giorgione? (Commissione d’inchiesta 1908); pervenne con l’attribuzione al Giorgione e la mantenne nei cataloghi 1854-55 e 1873; fu attribuito anche da alcuni artisti al Morto da Feltre; certo non ha alcuna affinità con l’arte del bergamasco G.B. Moroni; catalogo 1912 scuola veneta; catalogo 1940 scuola veneta (il Berenson aveva giudicato questo ritratto opera del Romanino, ma anche la mostra bresciana lo espose come lavoro d’incerto autore di scuola veneta); inventario 1950 Girolamo Romanino?; secondo il prof. Gilbert 1950 ; secondo il prof. Heinemann (comunicazione orale 31.7.57) non è assolutamente un Montagna, ma si dovrebbe ricercare l’autore nell’ambito del Moretto; secondo Pelliccioli supera Romanino, è un pittore di terraferma giorgionesco (comunicazione orale 24.7.58); secondo Heinemann (comunicazione orale 13.2.62) bresciano scolaro o collaboratore del Savoldo.

Descrizione tecnica

L’attribuzione a Giorgione, con cui il ritratto entra nelle collezioni civiche vicentine, viene mantenuta per tutto il XIX secolo. Dal 1902 sono via via convocati per la paternità della tavola Giambattista Moroni e la sua scuola, Morto da Feltre, Moretto, Romanino, un collaboratore o scolaro bresciano del Savoldo, Bartolomeo Montagna e, più genericamente, un pittore “di terraferma giorgionesco”, o “veneto”.

Nonostante gli inventari museali, fino al 1873, identifichino nel personaggio raffigurato il medico e astrologo padovano Pietro de Sclavione da Abano (1248/1250-1315/1316) (Federici Vescovini, 1992), non esiste un’immagine che tramandi con certezza la fisionomia dell’illustre pensatore. Caterina Furlan, illustrando il ritratto del Museo Civico di Padova, qualificato dall’iscrizione in calce alla tavoletta, come di Pietro d’Abano (in Da Bellini…, 1991, p. 334, cat. 374), peraltro assolutamente lontano da quello della Pinacoteca vicentina, ricorda che la prima effigie “ufficiale” dello scienziato, databile al 1420, si trova nel rilievo situato sopra il portale di ingresso della Sala della Ragione. Egli fu inoltre rappresentato da Jacopo da Verona nella Dormitio Virginis dell’oratorio di San Michele a Padova, nella serie di uomini illustri affrescata nella sala degli Affreschi del Palazzo Ducale di Urbino e infine fu coniata in suo onore una medaglia (Furlan, ib.).

Il giovane uomo, che indossa una giubba nera sopra su una camicia bianca e un cappello a falda aperta con due angoli rientranti, secondo una moda in voga già dal secondo decennio del XVI secolo, emerge con forza dal fondo neutro, vibrante nelle raffinate sfumature dei grigi e dei marroni. Luci ed ombre si alternano a definire sapientemente i capelli sottili e setosi, scomposti come quelli di alcuni personaggi di Tiziano giovane (cfr. il Ritratto di giovane uomo, York, Garrowby Hall, The Halifax Collection: Romani, in Le siècle…, 1993, pp. 421-422, cat. 52), la fronte spaziosa, le pupille evidenziate dalle fasce profonde delle arcate sopraccigliari, il profilo tagliente del naso, la prominenza dello zigomo destro, la velatura grigia della barba e i baffi nascenti, ottenuti con minuto e rapido tratteggio. Ravvivano il pallore dell’incarnato sapienti tocchi di rosa, al centro della guancia destra, sulle labbra, intorno alla narice destra e sulla punta del naso, nell’incrocio delle sopracciglia. L’articolazione del chiaroscuro è magistralmente giocata sul collo, un tronco di cono, che connette la bella testa all’impianto piramidale del busto. La consunzione della materia pittorica, estesa a tutta la composizione, condiziona la leggibilità dell’opera, tra le più ammirate e discusse delle collezioni civiche vicentine negli inventari e nelle guide museali.

Se lo sguardo enigmatico, ma di inquietante acutezza dell’ignoto personaggio, che il rotolo di carta pergamena connota come uomo di scienze o di lettere, richiama situazioni psicologiche e narrative peculiari della tematica intimista dei ritratti giorgioneschi, la forza icastica con cui la luce stacca il personaggio dal fondo, l’”indubbia energia e [la] notevole capacità introspettiva”, evidenziate da Barbieri (1962) giustificano l’avvicinamento alla cultura figurativa dei bresciani Romanino, Moretto e Savoldo “con più di qualche aderenza lottesca” (Barbieri, 1995).

Un capitolo a parte della complicata storia attribuzionistica del dipinto si apre con la proposta di Gilbert (1956) di attribuire il ritratto in esame, avvicinato ad un altro, simile, conservato a Budapest (Szépmüvészeti Museum, Inv. 90: Pigler, 1968, p. 499, ill. 98) a Bartolomeo Montagna, impegnato, a suo dire, in un “attacco speciale” al tema del ritratto, al tempo degli affreschi della Scuola del Santo. Puppi accoglie solo in parte il suggerimento, inserendo nel catalogo montagnesco la tela ungherese (1962¹, pp. 67, 99), ma escludendo la tavola vicentina.

I due ritratti vengono nuovamente accostati da Guzzo (1991, p. 429, n. 8), che li ritiene eseguiti dal Moretto fra il 1522 della pala di San Gregorio nelle Alpi (Belluno) e il 1524 del Ritratto di Savonarola del Museo di Castelvecchio (Verona).

Moro nel 1994 (p. 18) si sofferma nuovamente sulla componente montagnesca, pur se “venata di un realismo arcigno e vivo” di matrice lombarda del problematico dipinto. Lo studioso propone di inserirlo nel catalogo del cremonese Altobello Melone, datandolo all’inizio del secondo decennio, quando più intensi si fanno i suoi rapporti con la pittura di Romanino, a Padova fra il 1513 e il 1514. L’argomento portato a supporto di un soggiorno patavino di Altobello è inconsistente, perché basato sulla identificazione - che si è dimostrata impossibile - di Pietro d’Abano nell’umanista ritratto. L’interessante proposta apre tuttavia una nuova pista di indagine per la soluzione dell’intricato problema attributivo dell’opera.

Bibliografia

Magrini, 1855, p. 54, cat. 51 (Giorgione); Formenton, 1867, p. 939 (Giorgione); Ciscato, 1870, p. 86 (Giorgione); Elenco dei principali…, 1881, p. 9 (Giorgione); Ongaro, 1912, p. 47 (Scuola veneta); Frizzoni, 1913, p. 190 (Romanino); Bortolan-Rumor, 1919, p. 152 (scuola veneta); Berenson, 1932, p. 489 (Romanino); Arslan, 1934, p. 17 (per Frizzoni e Berenson: Romanino); Suida, 1934, p. 551 (Romanino); Berenson, 1936, p. 420 (Romanino); Lechi-Panazza, 1939, p. 279, cat. 149 (Romanino); Fasolo, 1940, p. 107 (scuola veneta); Arslan, 1949, p. 72 (ricorda l’attribuzione al Romanino); Magagnato¹, 1949, p. 103 (sembra cosa bresciana); Barbieri, 1952, p. 12 (Romanino); Barbieri-Magagnato, 1956, p. 176 (pare cosa bresciana); Barbieri¹, 1953, p. 204 (Romanino); Magagnato, 1953, p. 176; Gilbert, 1956, pp. 301-302 (Montagna vecchio); Barbieri, 1962, II, pp. 192-193; Ballarin An., 1982, p. 110 (pittore bresciano veneto); Guzzo, 1991, p. 429, cat. 8 (Moretto); Moro, 1994, pp. 18, 20, n.19 (Altobello Melone); Barbieri, 1995, p. 71 (tra il secondo e il terzo decennio del XVI secolo, “addentellati bresciani [Romanino, Moretto, Savoldo] con più di qualche aderenza lottesca”).

Esposizioni

Brescia, 1939, p. 279, cat. 149.