Decollazione di san Giovanni Battista

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AutoreGiandomenico Tiepolo
Periodo(Venezia, 1727 - 1804)
SupportoTela, 188x104
InventarioA 106
Autore della schedaAndrea Tomezzoli

Nello spazio angusto ed oscuro di una prigione, san Giovanni Battista attende di essere giustiziato: inginocchiato a terra, con il volto pallido, gli occhi lucidi rivolti verso l’alto in direzione di una coppia di putti, la bocca socchiusa e le braccia spalancate in segno di preghiera, sceglie di sottomettersi con rassegnazione alla volontà divina. Grazie alla forza interiore donatagli dalla fede, il santo non teme la morte e attende quasi con trepidazione il martirio. Uno dei suoi carnefici, che ha già sguainato la spada con la quale gli taglierà la testa, si ferma un istante, colpito dall’atteggiamento devoto del santo, mentre l’altro si affretta ad immobilizzarlo con una corda. Un curioso spia l’intera scena dalle grate di una piccola finestra.

Giandomenico Tiepolo dipinge questa pala - entrata a far parte della collezione pittorica del Museo civico di Vicenza agli inizi del Novecento - nel 1757, avendo ancora negli occhi le opere del padre, in particolare le due tele raffiguranti il Martirio di sant’Agata dipinte da Giambattista per la basilica del Santo a Padova e per la chiesa di Sant’Agata a Lendinara (la seconda attualmente a Berlino).

Giandomenico tuttavia si discosta in parte dal linguaggio paterno, accentuando il patetismo del dipinto, smorzando la propria tavolozza cromatica e dando alla composizione una dimensione più chiusa e raccolta, lontana dall’ariosità e dalla luminosità dei grandiosi capolavori che avevano dato fama e notorietà al padre.

Iscrizioni

in basso al centro MC[…] FECIT

Cartellini

s.d.3 CATAL. N. 106 Giandomenico Tiepolo/ Decollazione del Battista, 1946 24963; 1949-1950 N. 106/ Giandomenico Tiepolo/ Decollazione del Battista/ tela 182x103; 1954 8218; su carta bianca, a stampa con inchiostro nero 106

Provenienza

Vicenza, palazzo Monza a Santa Lucia, 1779 (Buffetti, 1779, II, p. 65); Breganze, villa Monza, fino al 1826; dono di Lucrezia Monza alla Congregazione Municipale di Vicenza, Vicenza 1826; Vicenza, chiesa Santi Filippo e Giacomo, dal 1826 al 1910; al Museo dal 1910 (MCVi, Museo, Verbali, reg. n. 2, verbale della seduta della Commissione alle cose patrie del 1910, gen. 9)

Restauri

1910, Franco Steffanoni

Inventari

1910-1912: 106 (111). Numerazione vecchia: nuovo acquisto; 106 catalogo 1912; 106 catalogo 1940; 106 inventario 1950. Provenienza: dalla chiesa di San Giacomo in Vicenza già in casa Monza “il 2 novembre 1881” sembra sia passata in Museo (vedi Rumor, 9; chiesa e convento di padri Comaschi a Vicenza, Genova, 1929, p. 13). Collocazione: sala dei settecentisti veneti. Forma e incorniciatura: rettangolare con cornice dorata. Dimensioni: 1.86x1.07; inventario 1950 1.82x1.03. Materia e colore: tela ad olio. Conservazione e restauri: restaurato da F. Steffanoni 1910. Descrizione: La decollazione di san Giovanni Battista. Autore: Domenico Tiepolo; catalogo 1912 Giandomenico Tiepolo; catalogo 1940 Giandomenico Tiepolo; inventario 1950 Giandomenico Tiepolo. Bibliografia: L. Ongaro, Il martirio di Giovanni Battista, Bollettino del Museo, fasc. I, 1910. Iconografia: foto Alinari 45500 (Tiepolo G. B.).

Descrizione tecnica

Insieme a un’Adorazione dei Magi, “creduta” di Paolo Veronese, a una Sacra Conversazione e a un polittico di Giovanni Bellini, Pietro Baldarini (in Buffetti) nel 1779 ricordava nel palazzo del conte Alvise Monza a Santa Lucia “nella Camera gialla, una Palla bislunga esprimente S. Gio. Battista in prigione in atto di esser decapitato; opera bella del Tiepoletto, singolarmente per la corporatura del carnefice”. Come è stato appurato (Molmenti, 1909; Ongaro, 1910; Rumor, 1914; Rumor, 1929; Saccardo, 1981), il dipinto dovette poi passare nella villa Monza a Breganze, fino al 19 giugno 1826, quando la Congregazione Municipale di Vicenza lo acquisì quale dono di Lucrezia Monza (vedova del conte Luigi Porto Barbaran) destinato alla chiesa cittadina dei Santi Filippo e Giacomo: qui fu allogato nella seconda cappella destra, al posto della pala maganzesca con San Carlo Borromeo; ma venne sostituito a sua volta - il 2 novembre 1881 - da un’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso, finendo appeso a una parete della medesima cappella. La nuova, poco felice collocazione, ne pregiudicò anche lo stato conservativo, tanto da consigliare un ulteriore trasferimento della tela: con nota del 22 dicembre 1909 il Comune di Vicenza comunicava l’approvazione della proposta della Commissione del Museo di ricoverare il quadro presso la Pinacoteca civica (Notiziario, 1910). Qui veniva registrato nei verbali della Commissione il 9 gennaio 1910 (MCVi, Museo, Verbali, reg. n. 2): “è pure stato portato nel Museo il quadro di Tiepolo, rappresentante la Decollazione di san Giovanni Battista, che era nella chiesa di San Giacomo. È stato provvisoriamente collocato nella sala Marasca, in attesa del necessario restauro”. L’intervento di recupero, condotto nello stesso anno da Franco Steffanoni, ha consentito all’allora direttore del Museo, Luigi Ongaro, di riconoscere per primo (1910) la paternità di Giandomenico, facendo cadere l’attribuzione a Giambattista, fino ad allora invalsa sulla scorta della testimonianza di Baldarini. Che Giandomenico abbia guardato con particolare attenzione alle opere del padre è indubbio, tanto da far supporre a Morassi (1962) una supervisione da parte del capobottega. È stato più volte rimarcato dalla critica lo stretto legame tra l’opera vicentina e due tele del maestro, entrambe con la raffigurazione del Martirio di sant’Agata, una per la basilica del Santo a Padova, del 1735-1736, l’altra per la chiesa di Sant’Agata a Lendinara (ora a Berlino, Staalichen Museen), già in situ nel 1755 (Gemin-Pedrocco, 1993, pp. 316, 437, cat. 215, 431). Con la prima di queste, in maniera specifica, la Decollazione di san Giovanni Battista mostra precise consonanze, dall’atteggiamento abbandonato del martire, alle fattezze del volto di questi, per non parlare della figura del carnefice, citazione puntuale dal quadro padovano. Giandomenico accentua ancor più, se possibile, la connotazione patetica, rendendo con delicata sensibilità i tratti del Battista, gli occhi lustri, il naso arrossato, l’incarnato terreo, lo sguardo levato in alto nella rassegnata accettazione dell’imminente martirio. Un atteggiamento, questo di Giandomenico, che può contribuire a suffragare una datazione intorno al 1757, proposta per la prima volta da Barbieri1 (1962) e comunemente accettata dagli studiosi. Il 1757, infatti, non è solo l’anno di esecuzione dei celeberrimi affreschi di villa Valmarana ai Nani - condotti da Giambattista in collaborazione con il figlio - ma costituisce anche termine cronologico prossimo al San Gaetano per la parrocchiale di Rampazzo, al ricordato Martirio di sant’Agata di Lendinara e ai Santi Rocco e Sebastiano per Noventa Vicentina, solo di qualche anno più tardo (Mariuz, in I Tiepolo…, 1990, pp. 68-69, cat. 1.11.1, di contro alla datazione precoce ribadita da Gemin, Pedrocco, 1993, p. 417, cat. 404): tre capolavori dell’arte sacra di Giambattista Tiepolo che Giandomenico ebbe modo di veder nascere sotto i propri occhi e restarne certo impressionato. Su di essi, sull’accentuazione sentimentale che li accomuna, Giandomenico dovette meditare a lungo, traducendone alcuni all’acquaforte. Tuttavia, rispetto alla calda luce dorata che pervade queste opere paterne, la Decollazione di san Giovanni Battista sembra costruita nell’ombra, quasi una riflessione sulla lezione di Rembrandt, come ha acutamente notato Adriano Mariuz (1990, dove la scheda risulta erroneamente siglata da Anna Malavolta), cui si rimanda per una lettura critica attenta e sensibile della pala vicentina.

Bibliografia

Buffetti 1779, II, p. 65 (“Tiepoletto”); Caversazzi, 1899, p. 220 (Giambattista Tiepolo); Molmenti, 1909, p. 95 (Giambattista Tiepolo); Franceschini, 1910, p. 434 (Giambattista Tiepolo); Notiziario, 1910, p. 45 (Giambattista Tiepolo); Ongaro, 1910, pp. 26-28; Sack, 1910, p. 181 (Giambattista Tiepolo); Ongaro, 1912, pp. 6, 54; Frizzoni, 1913, p. 191; Rumor, 1914, pp. 134-136 (Giambattista Tiepolo); Bortolan-Rumor, 1919, p. 152 (Giambattista Tiepolo); Tarchiani, in Mostra…, 1922, p. 182, cat. 1007a; Rumor, 1929, pp. 13-14 (Giambattista Tiepolo); Arslan, 1934, p. 18; Peronato, 1937, p. 72; Goering1, 1939, p. 160; Fasolo, 1940, p. 120; Pallucchini1, in I capolavori…, 1946, p. 188, cat. 305; Pallucchini2, in I capolavori…, 1946, p. 166, cat. 305; Museo Civico…, 1949, p. 8; Barbieri1, 1953, p. 209; Magagnato, in Barbieri-Cevese-Magagnato, 1953, p. 179; Barbieri1, 1954, p. 178; Morassi, 1962, p. 64; Barbieri1, 1962, pp. 239-242; Mariuz, 1971, p. 147; Knox, 1980, I, p. 323, P. 313; Saccardo2, 1981, pp. 311-312; Ballarin An., 1982, p. 170; Mariuz, in I Tiepolo…, 1990, pp. 69, 71-72, cat. 1.12; Menegozzo, 1990, p. 86; Barbieri, 1995, pp. 125-126; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, p. 48.

Esposizioni

Firenze, 1922, p. 182, n. 1007a; Venezia1, 1946, p. 188, cat. 305; Venezia2, 1946, p. 166, cat. 305; Vicenza, 1990, pp. 69, 71-72, cat. 1.12.

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