Glorificazione del podestà Tommaso Pisani

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AutoreFrancesco Maffei
Periodo(Vicenza 1605? - Padova 1660)
SupportoTela centinata, 330x425
InventarioA 333
Autore della schedaPaola Rossi

Provenienza

Vicenza, Palazzo del podestà, 1831; Vicenza, Basilica palladiana; al Museo dal 1910, (ASCVi, Comune di Vicenza, VIII, Museo, b. 13 “anni 1910-1911”, fasc. “1911”, lettera del 1910, dic. 1, con cui Gino Fogolari, soprintendente per le Gallerie e i Musei d’arte moderna del Veneto, comunica al Municipio di Vicenza che gli “è stato graditissimo vedere già così ben avviato il riordinamento e l’esposizione in buona luce e in locali signorilmente arredati dei preziosi dipinti del Museo civico e che già parecchie sale potranno fra breve essere riaperte all’ammirazione del pubblico”, esprime il desiderio “che si cercasse di mettere in ordine, quanto prima fosse possibile, anche il gran salone di entrata, di modo che i visitatori fossero subito introdotti a vedere l’ordine e la bellezza della nuova esposizione”, loda inoltre “il proposito della direzione di mettere in quel vasto ambiente i lunettoni con ritratti dei podestà di Vicenza tra figure allegoriche e vedute della città del Carpioni, del Maganza e del Maffei che hanno notevole importanza storica e un bellissimo effetto decorativo”, sottoline infine che si deve provvedere a “foderare quelle vaste tele, lasciate tanti anni quasi in abbandono nel salone della Basilica”, sostenendo la spesa di “circa di 2000 lire”; segue verbale del 1911, ott. 3, redatto da Gino Fogolari, soprintendente, con cui attesta che il restauro effettuato da Franco Steffanoni di Bergamo è stato eseguito a regola d’arte; “Museo civico di Vicenza. Bollettino trimestrale”, fasc. II, aprile-giugno 1910, p. 4: “Doni pervenuti al Museo dal 1 gennaio al 31 marzo 1910; […] dal Municipio di Vicenza vennero pure consegnate al Museo: […] cinque grandi lunette dipinte dal Maffei e dal Carpioni, coi ritratti dei Rettori di Vicenza, trasportate dalla Basilica”)

Restauri

1911, Franco Steffanoni (foderatura); 1956, Giuseppe Giovanni Pedrocco; Alessandra Cottone

Inventari

1831: Sala da ridursi presso la scala. 162. Maffei Francesco. Tommaso Pisani podestà condotto da varie virtù, angeli in aria, abbasso un fiume. Comunali, vedi Descrizione delle pitture di Vicenza 1779 per Mosca; 1910-1912: 333 (326, 318). Numerazione vecchia: 333 catalogo 1912; 333 catalogo 1940; 333 inventario 1950. Provenienza: dalla Basilica e prima dal Palazzo del podestà. Collocazione: salone. Forma e incorniciatura: lunetta. Dimensioni: catalogo 1912 3.20x4.52; <catalogo> 1940 3.20x4.25; inventario 1950 3.30x4.25. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Conservazione e restauri: restauro prof. Pedrocco 1956 doppia foderatura, previo consolidamento del colore, pulito a fondo con asportazione di tutti i vecchi restauri alterati e ridipinture, restauro pittorico intonato, verniciato e fissato sul nuovo telaio. Descrizione: <inventario> 1950 Il podestà Tomaso Pisani condotto da diverse virtù: gloria d’angeli in cielo e a sinistra l’immagine di un fiume; <catalogo> 1940 Il podestà Giovanni Cavalli e allegorie, il podestà Giovanni Cavalli fu podestà di Vicenza nel 1640. Autore: Francesco Maffei; catalogo 1912 Francesco Maffei; catalogo 1940 Francesco Maffei; inventario 1950 Francesco Maffei. Iconografia: foto Soprintendenza alle Gallerie (Venezia) 74/4319.

Descrizione tecnica

Boschini (1676) descrive il dipinto, quale opera di Maffei del 1656, nella sala del Consiglio dei 150 del palazzo del podestà: “contiene il Ritratto di Tomaso Pisani Podestà condotto da diverse Virtù in aria vi sono alcuni Angeli, & appresso la terra un Fiume”.

L’opera venne commissionata con delibera del 9 gennaio 1656 e il 29 gennaio successivo il Maffei ricevette un pagamento per il quadro che avrebbe dovuto dipingere (BBVi, Archivio del Comune di Vicenza, Provisioni, XXXII, 1655-1661, n. 825, cc. 107r., 122r.; Saccardo, 1976), portato a termine, tenuto conto dell’indicazione cronologica del Boschini, entro l’anno.

Tommaso (nato nel 1624), figlio di Francesco, del ramo dei Pisani “Dai Gesuiti” (Barbaro-Tasca, Arbori de Patritii Veneti, ms. Archivio di Stato, Venezia, VI/27, c. 113) ricoprì la carica di podestà di Vicenza dal 22 agosto 1654 al 16 maggio 1656 (Bressan, 1877, p. 128); qualche tempo dopo il suo ritorno a Venezia morì pazzo (Cappellari Vivaro, Campidoglio Veneto, ms. Biblioteca Marciana, Venezia, III, c. 219).

Nel lunettone Tommaso Pisani è ritratto a figura intera, atteggiato, come Gaspare Zane nel dipinto un tempo nello stesso palazzo vicentino (ora al Museo, cat. 93 A 332), in un gesto che esprime meraviglia, dinanzi all’allegoria di Vicenza che gli indica la visione celeste: un concerto e un tripudio di angeli su uno sfondo di mura appena emergenti da una nebbia di nubi vaporose. I loro ritmi di movimento si direbbero orchestrati dalla verga del personaggio colto, sopra lo sprone roccioso, in un atteggiamento che richiama quello di Mosè che fa scaturire l’acqua dalla roccia.

Ai piedi di Vicenza scorre l’acqua del Bacchiglione (identificabile nella figura ignuda riversa in primo piano, il “Fiume” cui fa riferimento Boschini nella sua descrizione).

Tra le Virtù che, come nelle altre Glorificazioni, accompagnano il podestà sono riconoscibili, in primo piano a destra, la Fede, con il capo velato e una croce in mano e, al centro, l’Abbondanza, con la cornucopia e le spighe. Per Copeland Brownell (1978) le tre figure recano i simboli della Fede, dell’Intelligenza e dell’Abbondanza.

La difficoltà di sciogliere in ogni dettaglio le allegorie maffeiane, comune ad altri dipinti dell’artista, rientra nella sua fantasia che non sempre si attiene alle usuali codificazioni iconografiche seguendo probabilmente, in alcuni casi anche indicazioni della committenza. Qui, in particolare, è evidente l’intenzione di ribadire, pure con una serie di inconsueti richiami, il concetto del buon governo perseguito con la pratica delle virtù che comporta benessere e pace. Forse a quest’ultima potrebbe alludere l’ignudo che poggia la destra sullo scudo, figura peraltro tipica del bizzarro repertorio di Maffei che in questo caso richiama quella dello sfondo a destra di Edipo interroga il pastore di collezione privata (1657 circa; Rossi, 1991, p. 152, cat. 211, ill. 245).

L’idea inventiva più felice, corrispondente in pieno al gusto e alla peculiarità dei momenti migliori dello stile di Maffei, è rappresentata dalla scena della parte superiore del dipinto, evocante una suggestiva visione allusiva alla Gerusalemme celeste, dove si agitano forme sfatte nella luce realizzate con pennellata rapida e leggera. Più convenzionale appare invece la raffigurazione dei personaggi della parte inferiore della tela rivelante, nelle allegorie femminili, qualche richiamo carpionesco che Barbieri1 (1962) ravvisa in alcuni timbri cromatici “insolitamente stridenti, quasi acidi”.

Solo Copeland Brownell (1978) ipotizza un intervento della bottega avvertibile nella resa delle figure e dei drappeggi.

Bibliografia

Boschini, 1676, p. 20; Buffetti, 1779, II, p. 13; Ongaro, 1912, p. 108; Fiocco, 1924, p. 226; Fioccox, 1929, p. 29; Fiocco3, 1929, p. 550; Arslan, 1934, p. 333; Fogolari, 1934, p. 861; Ivanoff, 1942, p. 64; Ivanoff, 1947, p. 71; Barbieri1, 1955, p. 12; Honour, 1956, p. 120; Ivanoff, in Catalogo…, 1956, p. 40, cat. 26; Rava, 1957, p. 51; De Logu, 1958, p. 279; Barbieri1, 1962, pp. 112-113; Zava Boccazzi, 1966, p. 160; Pilo, in Donzelli-Pilo, 1967, p. 257; Saccardo, 1976, p. 182, nota 17; Copeland Brownell, 1978, pp. 173-174, cat. 85 (Francesco Maffei e bottega); Pallucchini, 1981, pp. 188, 192; Rossi, 1991, p. 140, cat. 180; Barbieri, 1995, p. 85; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, pp. 30, 37.

Esposizioni

Vicenza, 1956, p. 40, cat. 26.