Glorificazione del podestà Alvise Foscarini
Autore | Francesco Maffei |
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Periodo | (Vicenza 1605? - Padova 1660) |
Datazione | 1655 |
Supporto | Tela centinata, 330x430 |
Inventario | A 331 |
Autore della scheda | Paola Rossi |

Provenienza
Vicenza, Palazzo del podestà, 1831; Vicenza, Basilica palladiana; al Museo dal 1910, (ASCVi, Comune di Vicenza, VIII, Museo, b. 13 “anni 1910-1911”, fasc. “1911”, lettera del 1910, dic. 1, con cui Gino Fogolari, soprintendente per le Gallerie e i Musei d’arte moderna del Veneto, comunica al Municipio di Vicenza che gli “è stato graditissimo vedere già così ben avviato il riordinamento e l’esposizione in buona luce e in locali signorilmente arredati dei preziosi dipinti del Museo civico e che già parecchie sale potranno fra breve essere riaperte all’ammirazione del pubblico”, esprime il desiderio “che si cercasse di mettere in ordine, quanto prima fosse possibile, anche il gran salone di entrata, di modo che i visitatori fossero subito introdotti a vedere l’ordine e la bellezza della nuova esposizione”, loda inoltre “il proposito della direzione di mettere in quel vasto ambiente i lunettoni con ritratti dei podestà di Vicenza tra figure allegoriche e vedute della città del Carpioni, del Maganza e del Maffei che hanno notevole importanza storica e un bellissimo effetto decorativo”, sottoline infine che si deve provvedere a “foderare quelle vaste tele, lasciate tanti anni quasi in abbandono nel salone della Basilica”, sostenendo la spesa di “circa di 2000 lire”; segue verbale del 1911, ott. 3, redatto da Gino Fogolari, soprintendente, con cui attesta che il restauro effettuato da Franco Steffanoni di Bergamo è stato eseguito a regola d’arte; “Museo civico di Vicenza. Bollettino trimestrale”, fasc. II, aprile-giugno 1910, p. 4: “Doni pervenuti al Museo dal 1 gennaio al 31 marzo 1910; […] dal Municipio di Vicenza vennero pure consegnate al Museo: […] cinque grandi lunette dipinte dal Maffei e dal Carpioni, coi ritratti dei Rettori di Vicenza, trasportate dalla Basilica”)
Restauri
1911, Franco Steffanoni (foderatura); 1956, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 2002, Alessandra Cottone.
Inventari
1831: Sala da ridursi presso la scala. 164. Maffei Francesco, 1645. Foscarini Alvise colla mano sul capo di un suo figlio, colla città di Vicenza in lontano. Comunali, vedi Descrizione delle pitture di Vicenza 1779 per Mosca; 1910-1912: 331 (324, 316). Numerazione vecchia: 331 catalogo 1912; 331 catalogo 1940; 331 inventario 1950. Provenienza: dalla Basilica e prima dal Palazzo del podestà. Collocazione: salone. Forma e incorniciatura: lunetta. Dimensioni: catalogo 1912-1940 3.20x4.25; inventario 1950 3.30x4.30. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Conservazione e restauri: restaurato dal prof. Giuseppe Pedrocco nel 1956, doppia foderatura, previo consolidamento del colore, pulito a fondo con asportazione di tutti i vecchi restauri alterati e ridipinture, restauro pittorico intonato, verniciato e fissato sul nuovo telaio. Descrizione: 1950 Il podestà Alvise Foscarini col figliolino sul cui capo posa la mano e allegorie varie; NB 1940 Alvise Foscarini fu podestà di Vicenza nel 1653. Autore: Francesco Maffei; catalogo 1912 Francesco Maffei; catalogo 1940 Francesco Maffei; inventario 1950 Francesco Maffei. Iconografia: foto Soprintendenza alle Gallerie 74/4318 [Carta inserta la voce Maffei Francesco di L. Grossato, Il Museo civico di Padova, Venezia 1957].
Descrizione tecnica
Boschini (1676) ricorda il dipinto, quale opera di Maffei del 1655, collocato nella sala del Consiglio dei 150 del palazzo del podestà: “si vede rappresentato Alvise Foscarini, con un suo Figliuolino appresso, e le pone una mano sopra il capo, & avanti si vede la città di Vicenza con diverse altre Virtù, con un Angelo in aria con palme nelle mani”.
La delibera per la commissione dell’opera fu presa il 4 gennaio 1655 e il 26 gennaio successivo il Maffei ricevette 130 ducati per la tela che avrebbe dovuto dipingere (BBVi, Archivio del Comune di Vicenza, Provisioni, XXXI, 1653-1654, n. 824, cc. 685r, 702v; Saccardo, 1976) la quale, tenuto anche conto dell’indicazione cronologica del Boschini, dovette essere portata a termine entro l’anno.
Alvise Foscarini (1628-1664), figlio di Girolamo, del ramo dei Foscarini di San Stae, fu eletto podestà di Vicenza il 15 aprile 1653; il Senato veneziano, il 17 gennaio 1655, lo autorizzò a lasciare prima del termine l’incarico poiché, essendo in corso la guerra di Candia, il padre era stato nominato (6 dicembre 1654) capitano generale da mar. (Targhetta, 1997, pp. 356-357, per le notizie su Alvise Foscarini che correggono quelle riportate, sulla falsariga di dati inesatti del Bressan, 1877, p. 128, da Rossi, 1991; per Girolamo Foscarini: Zago, 1997, pp. 376-379).
A un omaggio al genitore, morto il 5 maggio 1655, per malattia, durante l’esercizio del suo comando navale nell’Egeo, fa pensare il brano marino con le galere sopra le quali gli angioletti volteggianti recano, come l’angelo alla sommità del lunettone, rami di palma, simboli di gloria e di vittoria, che potrebbero alludere alla vittoria ottenuta, il 21 giugno 1655, da Venezia ai Dardanelli.
Quanto al ragazzino, sul cui capo il podestà poggia la mano sinistra, può identificarsi con uno dei due figli maschi - forse il primogenito - avuti dal Foscarini dal suo matrimonio con Elena Bernardo: Nicolò, nato nel 1646, e Sebastiano, nato nel 1649 (ASVe, Avogaria di Comun, Nascite, X [registro 60], c. 146).
La figura in primo piano a sinistra, con un cane ai suoi piedi, le mani incrociate al petto, una delle quali stringe una chiave, è identificabile con la Fedeltà. Accanto a lei è rappresentata l’allegoria di Vicenza - riconoscibile dallo stemma retto dal puttino seduto ai suoi piedi - alla quale l’Abbondanza, indicando con la mano sinistra il podestà, porge con la destra una spiga cui si accompagna un cartiglio con la scritta “ABVNDANTIA IN TVRRIBVS TVIS” (salmo CXXI), allusiva al benessere portato nella città berica da Venezia, grazie al buon governo dei suoi rappresentanti. Venezia, a sua volta, è raffigurata nella matrona ingioiellata, assisa in posizione elevata, che appoggia, protettiva, la mano sulla spalla di Vicenza.
La figura femminile a destra, con il libro dai sigilli pendenti e con lo scudo con la colomba dello Spirito Santo, potrebbe simboleggiare la Sapienza Cristiana (per la somiglianza ma non la coincidenza degli attributi: Cecchini, 1976, pp. 171, 346 ill. 580) e l’altra, con il capo cinto d’ulivo, la Pace.
Come nelle anteriori Glorificazioni (cat. 96 A 329 e cat. 97 A 334) anche in questo caso la fervida fantasia del pittore inserisce le presenze richieste dall’ordito allegorico-celebrativo del dipinto in un’impaginazione compositiva variata rispetto a quelle degli altri lunettoni dello stesso palazzo, alla quale conferisce ampio respiro lo sfondo del cielo, percorso dal gioco mosso delle nuvole, su cui volteggia l’angelo, e del mare solcato dalle navi. L’artista realizzò, definendola in ogni dettaglio, la scena - con l’unica variante rappresentata dall’inserto della lunetta in uno spazio rettangolare e dall’aggiunta di due figure nei pennacchi - nel modello conservato al Museo civico di Padova (Rossi, 1991, p. 102, cat. 69, ill. 212). Rispetto a quest’ultimo nel lunettone la resa pittorica risulta di una minore freschezza e si rileva qualche scarto di qualità. In particolare risultano scialbe e impacciate le caratterizzazioni dei volti dei due Foscarini che, rispetto al modello, hanno pure perduto quella verve discreta che nasceva sia dalla somiglianza dei tratti fisionomici, sia dal gesto interlocutorio della mano destra del podestà - che nel lunettone stringe invece i guanti - ripetuto dal figlioletto.
Anche le due “Virtù” a destra, che nel modello, appaiono chiaramente in sintonia con le altre allegorie femminili, nella grande tela assumono una connotazione tipologica e un accento solenne di impronta più carpionesca che maffeiana. Tenuto però conto sia delle alterazioni subite in passato dal dipinto (secondo An. Ballarin, 1982, le teste risulterebbero “modificate da vecchie ridipinture”), sia del fatto che in questa fase della sua attività anche altre opere di Maffei rivelano qualche consonanza con il linguaggio di Giulio Carpioni, il quale nel 1647 e nel 1648 aveva a sua volta dipinto due Glorificazioni (del podestà Vincenzo Dolfin e Girolamo Bragadin, entrambe al Museo, (cat. 129 A 330 e cat. 130 A 328), e che nell’opera non si ravvisano più evidenti e pesanti discordanze nella resa pittorica, è difficile precisare l’ipotesi, pure proponibile, di un intervento, comunque marginale, di un collaboratore.
Un intervento della bottega è stato ipotizzato da Ivanoff (1942), Marini (1956) e Barbieri1 (1962).
Bibliografia
Boschini, 1676, p. 23; Buffetti, 1779, II, p. 11; Ongaro, 1912, p. 107; Fiocco, 1924, p. 226; Fioccox, 1929, p. 29; Fiocco3, 1929, p. 550; Arslan, 1934, p. 27; Goering, 1937, p. 140; Fasolo, 1940, p. 181; Ivanoff, 1942, pp. 36, 64 (Francesco Maffei e bottega); Ivanoff, 1947, p. 71; Ivanoff, in Catalogo…, 1956, pp. 38-40, cat. 25; Marini, 1956, p. 102 (Francesco Maffei e scuola); Rava, 1957, p. 51; De Logu, 1958, p. 279; Barbieri1, 1962, pp. 109-110 (Francesco Maffei e aiuti); Pilo, in Donzelli-Pilo, 1967, p. 257; Saccardo, 1976, p. 182, nota 17; Copeland Brownell, 1978, pp. 55, 172-173, cat. 83 (Francesco Maffei e aiuti); Pallucchini, 1981, pp. 188, 192; Ballarin An., 1982, p. 182; Rossi, 1991, pp. 22, 139-140, cat. 179; Barbieri, 1995, p. 85; Binotto, 2000, p. 278; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, pp. 30, 36.
Esposizioni
Vicenza, 1956, pp. 38-40, cat. 25.