Glorificazione del podestà Girolamo Priuli

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AutoreFrancesco Maffei
Periodo(Vicenza 1605? - Padova 1660)
SupportoTela centinata, 340x445
InventarioA 334
Autore della schedaPaola Rossi

La grande tela, risalente al 1649, faceva un tempo parte di una serie di lunettoni realizzati da Jacopo Bassano, Giulio Carpioni e dallo stesso Francesco Maffei per la sala del Consiglio nel Palazzo del Podestà di Vicenza ed ora conservati presso la Pinacoteca cittadina.

In questo grandioso dipinto, così come nelle altre tele del palazzo podestarile, Maffei “realizza in senso esornativo e barocco il tema celebrativo laico, sviluppandone gli aspetti allegorici e narrativi, mescolando il terreno e il celeste, la fantasia e la ritrattistica” (Villa).

In primo piano è ritratto il podestà Girolamo Priuli: la fermezza e la determinazione del suo sguardo, rivolto allo spettatore, sembrano quasi in contrasto con l’aspetto affabile e il profilo pieno del suo volto. Alle sue spalle, accanto al figlio Girolamo, compaiono due eleganti figure femminili: una, che stringe tra le braccia un agnello, simboleggia la Mansuetudine, l’altra, che tiene con la mano destra un cuore, rappresenta la Fedeltà e vuole probabilmente alludere alla devozione di Vicenza nei confronti della Serenissima. In alto a sinistra appare la Vergine, sospesa tra le nubi e affiancata dai santi Marco (patrono di Venezia) e Girolamo (patrono dei Priuli) accompagnati dai due leoni loro attributi identificativi.

L’elemento più significativo dell’opera è l’ampia veduta della città di Vicenza - facilmente riconoscibile per la presenza dei suoi complessi monumentali più significativi -, che si distende sotto un cielo scuro che minaccia tempesta.

Lo scenografico impianto compositivo del dipinto è privo di profondità prospettica, cosicché “realtà ed irrealtà si allacciano nello stesso flusso temporale” (Pallucchini).

Provenienza

Vicenza, Palazzo del podestà, 1831; Vicenza, Basilica palladiana; al Museo dal 1910, (ASCVi, Comune di Vicenza, VIII, Museo, b. 13 “anni 1910-1911”, fasc. “1911”, lettera del 1910, dic. 1, con cui Gino Fogolari, soprintendente per le Gallerie e i Musei d’arte moderna del Veneto, comunica al Municipio di Vicenza che gli “è stato graditissimo vedere già così ben avviato il riordinamento e l’esposizione in buona luce e in locali signorilmente arredati dei preziosi dipinti del Museo civico e che già parecchie sale potranno fra breve essere riaperte all’ammirazione del pubblico”, esprime il desiderio “che si cercasse di mettere in ordine, quanto prima fosse possibile, anche il gran salone di entrata, di modo che i visitatori fossero subito introdotti a vedere l’ordine e la bellezza della nuova esposizione”, loda inoltre “il proposito della direzione di mettere in quel vasto ambiente i lunettoni con ritratti dei podestà di Vicenza tra figure allegoriche e vedute della città del Carpioni, del Maganza e del Maffei che hanno notevole importanza storica e un bellissimo effetto decorativo”, sottoline infine che si deve provvedere a “foderare quelle vaste tele, lasciate tanti anni quasi in abbandono nel salone della Basilica”, sostenendo la spesa di “circa di 2000 lire”; segue verbale del 1911, ott. 3, redatto da Gino Fogolari, soprintendente, con cui attesta che il restauro effettuato da Franco Steffanoni di Bergamo è stato eseguito a regola d’arte; “Museo civico di Vicenza. Bollettino trimestrale”, fasc. II, aprile-giugno 1910, p. 4: “Doni pervenuti al Museo dal 1 gennaio al 31 marzo 1910; […] dal Municipio di Vicenza vennero pure consegnate al Museo: […] cinque grandi lunette dipinte dal Maffei e dal Carpioni, coi ritratti dei Rettori di Vicenza, trasportate dalla Basilica”)

Restauri

1911, Franco Steffanoni (foderatura, stuccatura, pulitura); 1956, Giuseppe Pedrocco; 2002 Alessandra Cottone

Inventari

1831: Sala da ridursi presso la scala. 159. Maffei Francesco, 1649. La beata Vergine in aria con san Marco e Girolamo Priuli rettore col ritratto di suo figlio e la città. Comunali, vedi Descrizione delle pitture di Vicenza 1779 per Mosca; 1910-1912: 334 (327; 319). Numerazione vecchia: 334 catalogo 1912; 334 catalogo 1940; 334 inventario 1950. Provenienza: dalla Basilica e prima dal Palazzo del podestà. Collocazione: salone. Forma e incorniciatura: lunetta. Dimensioni: catalogo 1912 3.20x4.52; catalogo 1940 3.20x4.25; inventario 1950 3.40x4.45. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Descrizione: 1950 Il podestà Girolamo Priuli col figliolino, la Madonna col Bambino, santi e allegorie. Nello sfondo Vicenza; 1940 Girolamo Priuli fu podestà di Vicenza nel 1649. Autore: Francesco Maffei; catalogo 1912 Francesco Maffei; catalogo 1940 Francesco Maffei; inventario 1950 Francesco Maffei. Iconografia: foto Soprintendenza alle Gallerie (Venezia) 74 /4316; foto Fiorentini (Venezia) CN.6193; CN. 6194 part. del paesaggio.

Descrizione tecnica

Boschini (1676) descrisse l’opera nell’ubicazione originaria, la sala del Consiglio del palazzo del podestà: “rappresenta la B.V. in aria con li Santi, Marco, e Girolamo, e nel piano il Ritratto di Girolamo Priuli Rettore, con il Ritratto d’un suo Figliuolino, e due Virtù ivi appresso; & in aria due Puttini, con la Città di Vicenza in lontano: opera di Francesco Maffei 1649”.

La data di esecuzione indicata è confermata dai documenti relativi alla decisione, dei Deputati competenti, del 18 marzo 1649, di commissionare il dipinto in segno di grata memoria per l’operato del Priuli, che aveva ricoperto l’incarico di podestà dal 24 febbraio 1647 al 13 aprile 1649 (Bressan, 1877, p. 128), e ai pagamenti corrisposti a Maffei il 28 maggio e il 30 dicembre 1649 (BBVi, Archivio del Comune di Vicenza, Provisioni, XXX, 1648-1652, n. 823, cc. 219r.; 363r.; 469r.; Saccardo, 1976).

Girolamo Priuli (1611-1674), figlio di Girolamo del ramo dei Priuli detti “Dai Risi”, ebbe un unico figlio, nato nel 1634, a sua volta chiamato Girolamo (Barbaro-Tasca, Arbori de Patritii Veneti, ms. Archivio di Stato, Venezia, VI, 28, c. 238), identificabile con il giovinetto, ricordato da Boschini, che nel dipinto è ritratto dietro di lui. Prima di rivestire la carica di podestà a Vicenza, Girolamo Priuli era stato provveditore a Salò, rettore a Bergamo e podestà a Verona nel 1638 (Cappellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, ms. Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia, III, c. 245).

Il lunettone nacque nel momento del massimo impegno di Maffei nella tematica celebrativa, in parallelo con la Glorificazione di Alvise Foscarini inquisitore del Monte di Pietà (cat. 96 A 329) e con quella del Rappresentante Bertucci Civran della Rotonda di Rovigo (Rossi, 1991, pp. 106-107, cat. 81, ill. 157), e segnò il suo terzo intervento nella serie delle tele per il palazzo del podestà completata in anni più tardi con altri due lunettoni parimenti ora conservati al Museo (cat. 98 A 331 e cat. 99 A 333). L’artista offre, in tale campo tematico, un’altra prova della sua fervida fantasia evocando, con soluzioni compositive sempre nuove, grandiose scene che conferiscono, come in questo caso, freschezza inventiva agli schemi rappresentativi, per lo più convenzionali, del quadro celebrativo. Elemento di particolare suggestione è, nell’opera, l’ampio spazio dato alla veduta di Vicenza, sospesa tra evocazione di dettagli reali, che rendono la città immediatamente riconoscibile, e fantasia suggerita dall’atmosfera serotina di velate trasparenze all’interno della quale prendono appena corpo, realizzate a punta di pennello, alcune comparse, si direbbe alla Callot, familiari anche ad altri dipinti appartenenti alla maturità dell’artista. L’impalcatura scenografica dell’intera composizione appare priva di profondità prospettica cosicché “realtà ed irrealtà si allacciano nello stesso flusso temporale” (Pallucchini, 1981). I due leoni, attributi dei Santi Marco e Girolamo - patroni, rispettivamente, di Venezia e dei due Priuli - diventano una presenza iperbolica di inaspettata concretezza mentre tutti i personaggi sono accomunati da atteggiamenti che, nella sfera terrena come in quella celeste, appaiono sospesi tra devozione e meraviglia. Le due “Virtù”, una con un agnello tra le braccia, l’altra reggente con la destra un cuore - identificabili con la Mansuetudine e la Fedeltà (Rossi, 1991),riflettono i tratti più eleganti e suadenti del repertorio femminile maffeiano che, soprattutto nella Fedeltà,appare legato ai moduli e al ricco pittoricismo del Liss, la suggestione della cui arte si avverte frequentemente nel linguaggio di Maffei tra la seconda metà del quinto e l’inizio del sesto decennio.

Bibliografia

Boschini, 1676, p. 22; Buffetti, 1779, II, pp. 11-12; Ongaro, 1912, p. 108; Fiocco, 1924, p. 226; Fiocco3, 1929, p. 550; Arslan, 1934, p. 27; Fogolari, 1934, p. 861; Goering, 1937, p. 140; Fasolo, 1940, p. 181; Ivanoff, 1942, pp. 36, 63; Ivanoff, 1947, pp. 28, 71; Barbieri1, 1955, p. 12; Barbieri-Magagnato, in Barbieri-Cevese-Magagnato, 1956, p. 180; Bizzotto, 1956, p. 287; Honour, 1956, p. 120; Ivanoff, in Catalogo…, 1956, pp. 36-38, cat. 23; Marini, 1956, p. 111; Rava, 1957, pp. 50-51, 73; De Logu, 1958, p. 279; Barbieri1, 1962, pp. 113-115; Pilo, in Donzelli-Pilo, 1967, p. 257; Barioli, in Il Restauro a Vicenza…, 1972, p. 90, n. 135; Saccardo, 1976, p. 181 nota 17; Copeland Brownell, 1978, pp. 52, 54, 55, 151-152, cat. 50; Pallucchini, 1981, pp. 188-190; Ballarin An., 1982, p. 181; Rossi, 1991, pp. 15, 138, cat. 177; Barbieri, 1995, pp. 84-85; Binotto, 2000, p. 273; Villa, in Palazzo Chiericati…, 2004, pp. 30-31, 35.

Esposizioni

Vicenza, 1956, pp. 36-38, cat. 23.

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