Glorificazione del podestà Gaspare Zane
Autore | Francesco Maffei |
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Periodo | (Vicenza 1605? - Padova 1660) |
Supporto | Tela centinata, 340x460 |
Inventario | A 332 |
Autore della scheda | Paola Rossi |
Provenienza
Vicenza, Palazzo del podestà, 1831; Vicenza, Basilica palladiana; al Museo dal 1910, (ASCVi, Comune di Vicenza, VIII, Museo, b. 13 “anni 1910-1911”, fasc. “1911”, lettera del 1910, dic. 1, con cui Gino Fogolari, soprintendente per le Gallerie e i Musei d’arte moderna del Veneto, comunica al Municipio di Vicenza che gli “è stato graditissimo vedere già così ben avviato il riordinamento e l’esposizione in buona luce e in locali signorilmente arredati dei preziosi dipinti del Museo civico e che già parecchie sale potranno fra breve essere riaperte all’ammirazione del pubblico”, esprime il desiderio “che si cercasse di mettere in ordine, quanto prima fosse possibile, anche il gran salone di entrata, di modo che i visitatori fossero subito introdotti a vedere l’ordine e la bellezza della nuova esposizione”, loda inoltre “il proposito della direzione di mettere in quel vasto ambiente i lunettoni con ritratti dei podestà di Vicenza tra figure allegoriche e vedute della città del Carpioni, del Maganza e del Maffei che hanno notevole importanza storica e un bellissimo effetto decorativo”, sottoline infine che si deve provvedere a “foderare quelle vaste tele, lasciate tanti anni quasi in abbandono nel salone della Basilica”, sostenendo la spesa di “circa di 2000 lire”; segue verbale del 1911, ott. 3, redatto da Gino Fogolari, soprintendente, con cui attesta che il restauro effettuato da Franco Steffanoni di Bergamo è stato eseguito a regola d’arte; “Museo civico di Vicenza. Bollettino trimestrale”, fasc. II, aprile-giugno 1910, p. 4: “Doni pervenuti al Museo dal 1 gennaio al 31 marzo 1910; […] dal Municipio di Vicenza vennero pure consegnate al Museo: […] cinque grandi lunette dipinte dal Maffei e dal Carpioni, coi ritratti dei Rettori di Vicenza, trasportate dalla Basilica”)Restauri
1911, Franco Steffanoni; 1956, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 2002, Alessandra CottoneInventari
1831: Sala da ridursi presso la scala. 161. Maffei Francesco, 1645. La beata Vergine in aria, un angelo colla spada di fuoco e nell’altra mano l’arma della città, abbasso il podestà Gasparo Zane etc. Comunali, vedi Descrizione delle pitture di Vicenza 1779 per Mosca; 1910-1912: 332 (325, 317). Numerazione vecchia: 332 catalogo 1912; 332 catalogo 1940; 332 inventario 1950. Provenienza: dalla Basilica e prima dal palazzo del podestà. Collocazione: salone. Forma e incorniciatura: lunetta. Dimensioni: catalogo 1912 3.20x4.25; <catalogo> 1940 3.20x4.25; inventario 1950 3.40x4.60. Materia e colore: tela dipinta ad olio. Descrizione: <inventario> 1950 Il podestà Gaspare Zane, con la Madonna col Bambino, santi, angeli e allegorie; <catalogo> 1940 Gaspare Zane fu podestà di Vicenza nel 1645. Autore: Francesco Maffei; catalogo 1912 Francesco Maffei; catalogo 1940 Francesco Maffei; inventario 1950 Francesco Maffei. Iconografia: foto Fiorentini (Venezia) CN 6183; foto Soprintendenza Gallerie (Venezia) 74 / 4317.Descrizione tecnica
Boschini (1676) descrive la grande tela nel luogo di origine, la sala del Consiglio del palazzo del podestà: “si vede la B.V. col Bambino in aria, con un Angelo con la spada di fuoco, che da fuga à gli tristi, e nell’altra mano tiene l’Arma della Città; e sonovi in aria altre Virtù, & a basso, sopra il terreno, il podestà Gasparo Zane, con altre figure, & ivi anco la sua Arma: opera di Francesco Maffei del 1645”. L’indicazione cronologica può considerarsi il termine ante quem per l’esecuzione del dipinto, per il quale il termine post quem è costituito dal mandato del 25 settembre 1644, per 130 ducati da corrispondersi a Maffei “per pagamento di pittura, soaza, e ogn’altra fattura che si doverà fare per errigere a sue spese compito di tutto il quadro nella Salla del Consiglio in memoria dell’illustrissimo signore Gaspare Zane podestà” (BBVi, Archivio del Comune di Vicenza, Provisioni, vol. 822, c. 196v; Ivanoff, 1942, p. 71). L’opera appartiene alla serie di tele allegorico-celebrative realizzate da Maffei per il palazzo del podestà a partire dal dipinto perduto, un tempo nella sala dell’Udienza, in onore di Andrea Bragadin, che dovrebbe essere stato eseguito intorno al 1635 (Rossi, 1991, p. 190). Questo tipo di pittura, che già nel cinquecento aveva esteso in provincia la tradizione celebrativa dei teleri del Palazzo Ducale veneziano, esaltando il buon governo dei rappresentanti della Serenissima, continuò a essere praticato da Maffei, che lo rinnovò in chiave barocca, a Vicenza (si vedano le altre tele ora al Museo provenienti dallo stesso palazzo e da quello del Monte di Pietà) e a Rovigo [vedi le “Glorificazioni” della Rotonda (Rossi, 1991, pp. 105-107, cat. 79, 81-82)]. Tale tematica si rivelò particolarmente congeniale all’artista, essendo l’assunto stesso allegorico stimolante per la sua fantasia, già di per sé portata, nel periodo della maturità, a soluzioni ricercate e inconsuete. Così nel dipinto in oggetto il richiamo simbolico si presta alla straordinaria idea compositiva che isola, in primo piano a destra, nella sua astratta bellezza e nella ricchezza della materia pittorica, il brano del manto color oro arabescato, da cui spunta una serpe, e della mano artigliata reggente la maschera, allusivo a inganni e vizi che, con l’aiuto divino, erano stati allontanati dal saggio governo di Gaspare Zane, podestà di Vicenza tra il 1643 e il 1645 (Bressan, 1877, p. 128).
La scena è percorsa da una sensazione di movimento inarrestabile che culmina nel volo impetuoso dell’angelo con la spada sguainata. Si coglie chiaramente in questa apparizione la suggestione esercitata sul linguaggio di Maffei dalla conoscenza dell’arte del Tintoretto rivelata anche dall’adozione di studiati contrasti luministici, mentre l’ammirazione per la pittura del Veronese si avverte nell’imponente brano architettonico palladiano e in alcuni timbri schiariti di colore. Nella parte superiore del lunettone le figure intrise di luce diventano, con l’aumentare della lontananza, sempre più sfatte; la fervida pennellata riflette sottigliezze di gusto ancora manieristico in alcuni dettagli realizzati con tocchi rapidi, come l’elegante figurina femminile accanto allo stemma della famiglia Zane (del ramo di San Stin). Il legame tra la sfera terrena e quella divina della scena è sottolineato dalla mimica, dei gesti e dei volti dei personaggi, che esprime meraviglia e devozione; né manca una vena teneramente patetica nella presenza del bambino, inginocchiato su una nuvola, che potrebbe alludere alla morte precoce di un figlio del podestà, avvenuta proprio durante il periodo della carica vicentina, come lo stesso Zane ricorda nella sua relazione presentata (1° agosto 1645) al Senato veneziano al termine dell’incarico (Tagliaferri, 1976, p. 411, n. 61).
Gaspare Zane (nato nel 1595), figlio di Andrea, ebbe dalla moglie Chiara Malipiero, cinque figli maschi: Andrea, Pietro, Paolo, Angelo e Nuzio, nati rispettivamente negli anni 1627, 1628, 1629, 1632 e 1634 (ASVe, Avogaria di Comun, Nascite, VIII [registro 58], cc. 268v, 199v, 230v; IX [registro 59], cc. 336, 337). Nessuno dei cinque figli maschi risulta vivo al momento della morte dello Zane (7 settembre 1650); (ASPVe, Parrocchia di San Felice, Registri dei morti, reg. n. 5, c. 55v); solo una figlia, Polissena, figura tra gli eredi in occasione della stesura dell’inventario di tutti i beni paterni; (ASVe, Petizion, Inventari, b. 363, nn. 25, 44, alle date 22-23, 25 settembre 1650). Quattro dei figli dovevano essere già morti all’epoca dell’incarico vicentino di Gaspare, dal momento che egli, nella citata relazione del 1645, fa riferimento alla “perdita di un unico figliolo maschio”, identificabile con Angelo, allora dodicenne, di cui è indicata la morte proprio nel 1644 (Barbaro-Tasca, Arbori de’ Patritii Veneti, ms. Archivio di Stato, Venezia, VII, c. 332).