San Cristoforo

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AutoreGiovanni Badile
Periodo(Verona 1379 - 1448/1451)
SupportoTavola, 57x27
InventarioA 163
Autore della schedaChiara Rigoni

La tavoletta a fondo oro, donata al Museo dal noto canonico vicentino Lodovico Gonzati nel 1868, faceva probabilmente parte, un tempo, di un piccolo polittico, andato perduto, forse originariamente collocato sull’altar maggiore della chiesa di San Vincenzo a Thiene.

L’opera, di recente attribuita a Giovanni Badile (attivo a Vicenza tra il 1418 e il 1419 e ancora nel 1433), risale presumibilmente agli anni Trenta del Quattrocento e mostra uno stretto legame con lo stile gotico internazionale. Vi compaiono tuttavia i caratteri distintivi del linguaggio del pittore veronese, come il gruppo di rocce sulla destra, reso in modo sommario, a cui fa da contraltare la precisa definizione delle onde del fiume e la trattazione fortemente realistica dei due pesci che nuotano vicino ai piedi del santo. Anche la fisionomia di san Cristoforo, la cui figura, avvolta in un mosso mantello, colpisce per la sproporzione tra le diverse parti del corpo, è espressione tipica della pittura di Badile, mentre il Bambino posto sulle sue sicure spalle richiama modelli di Michelino da Besozzo.

L’intenso scambio di sguardi che lega i due personaggi è indice, insieme alle loro bocche socchiuse, del mistero svelato: il pesantissimo fanciullo che san Cristoforo sta traghettando attraverso le acque sempre più scure e profonde del fiume è Cristo Bambino, che finalmente si svela, mentre il bastone del santo, a conferma della veridicità della rivelazione, si tramuta in una palma ricolma di datteri.

Provenienza

dono di Lodovico Gonzati, Vicenza 1868 (Elenco dei doni…, 1868)

Restauri

1957, Giuseppe Giovanni Pedrocco; 1986, Antonio Bigolin

Inventari

[1873]: Stanzino antichi, terza stanza a tramontana, parete II, 11. Ignoto. San Cristoforo. In tavola; 1873a: c. 6, 14. Ignoto. In tavola. San Cristoforo; 1902: c. 53, 243 (234). 236. San Cristoforo. Tavola [depennato ad olio]. Alto 0.55, largo 0.25. Ignoto pittore dei primordi del secolo XV. Un po’ tarlato. Buona; 1907: c. 26, 236 (234). Ignoto pittore dei primordi del secolo XV. San Cristoforo. Tavola, 0.55x0.25; 1908: 234 (163). Ignoto (secolo XV). San Cristoforo (tavola, 0.55x0.25). Nel 1908 si trova nella terza stanza a sinistra. Nel 1873 si trovava nella stanza degli antichi al n. 11; 1910-1912: 163 (168). Numerazione vecchia: 234 numerazione della Commissione d’inchiesta 1908; 243 catalogo 1902; 11 catalogo 1893; 163 catalogo 1912; 163 catalogo 1950. Collocazione: sala dei veneti antichi. Forma e incorniciatura: tavoletta con cornice ad arco acuto. Dimensioni: 0.55x0.25; inventario 1950 0.57x0.27. Materia e colore: tavola a tempera con fondo dorato. Conservazione e restauri: affidato nel gennaio 1957 al prof. G. Pedrocco. Descrizione: San Girolamo col Bambino sulle spalle e i piedi nell’acqua. Autore: ignoto dei primordi del secolo XV (nota della Commissione d’inchiesta 1908); antico veronese (A. Venturi); Giovanni Badile? N. Vignola; antico veronese; catalogo 1912 antico veronese; inventario 1950 antico veronese.

Descrizione tecnica

Donata al Museo nel 1868 dal canonico Lodovico Gonzati, nel 1873 la tavoletta, probabile scomparto di un piccolo polittico, risulta essere conservata nella “stanza degli antichi”. Assegnata a “pittore dei primordi del secolo XV” da Minozzi (1902), l’opera è avvicinata all’ambito veronese da Adolfo Venturi (comunicazione orale). Lo stesso Vignola infine riferisce dubitativamente il dipinto a Giovanni Badile. La prima attribuzione è ripresa e ampiamente motivata da Lucco (1986), che rileva le strette affinità stilistiche e tecniche con le opere documentate di Badile, quali il giovanile Polittico dell’Aquila di Castelvecchio (1420-1430 circa) e il tardo ciclo con Storie di San Girolamo nella cappella Guantieri in Santa Maria della Scala a Verona, realizzato tra il 1443 e il 1444. In particolare si osservano concordanze nella resa del paesaggio che ricalca formule consuete nel repertorio badilesco, come le rocce sinteticamente delineate sulla destra, cui si contrappone l’accurata definizione delle onde che increspano il fiume dove guizzano due naturalistici pesci. Anche la fisionomia del santo, la cui figura si distingue per lo scarto proporzionale tra le parti del corpo, ripropone formule usuali nel repertorio del pittore veronese, e così il Bambino dalla pungente fisionomia chiaramente desunta dai modelli di Michelino da Besozzo.

Per la tavoletta è stata proposta una datazione intorno al 1430-1440 (Moench Scherer, 1989), in corrispondenza della fase centrale dell’attività di Badile nella quale si evidenzia ancora una forte suggestione micheliniana.

Come hanno dimostrato gli studi più recenti la presenza dell’artista lombardo nel Veneto fu di capitale importanza per gli sviluppi della pittura veronese, e non solo per artisti come Stefano o il giovane Pisanello, ma soprattutto per Giovanni Badile che è andato configurandosi come uno dei più precoci e intelligenti interpreti del suo linguaggio figurativo (Moench Scherer, in Pisanello. Le peintre…, 1996, p. 68). Come è noto, a Vicenza Michelino lasciò l’importante decorazione ad affresco delle Arche Thiene a Santa Corona, generalmente collocata tra il 1404 e il 1410 (Algeri, 1987, pp. 17-32), e per la quale è stato ipotizzato l’intervento di una équipe di collaboratori nei perduti affreschi della cappella (Osano², 1989, p. 63). La straordinaria decorazione è evidentemente all’origine della forte impronta micheliniana che connota la cultura figurativa vicentina dei primi decenni del quattrocento messa in luce dagli studi più recenti che hanno ricondotto entro l’ambito di Michelino gli affreschi della chiesa di San Vincenzo a Thiene (Osano², 1989, pp. 63-67) e quelli, attualmente in restauro, di Santa Maria di Nanto (Avagnina, in Pisanello. I luoghi…, 1996, p. 166). Scarso rilievo tuttavia è stato dato finora alle numerose e documentate presenze a Vicenza di Giovanni Badile che forse ebbe in questo contesto un ruolo non secondario per la diffusione della cultura tardogotica di matrice lombarda, sebbene finora i suoi frequenti contatti con Vicenza siano attestati unicamente dal San Cristoforo del Museo civico.

Il pittore veronese risulta infatti presente nella città berica una prima volta nel 1418 e ancora nel 1419, infine nel 1433 (Mantese¹, 1964, pp. 916-917), e sempre in relazione alla cattedrale, portando ad avanzare l’ipotesi che vi abbia lavorato (Mantese¹, 1964, p. 916). Un importante suggerimento a tal proposito viene offerto dall’esame di una serie di lacerti di affreschi staccati nel 1950 e attualmente in restauro, provenienti dalla cappella di San Giacomo della famiglia Malaspina della cattedrale (Barbieri³, 1956, p. 122) che a parere di Mantese fu decorata nel secondo decennio del quattrocento (Mantese¹, 1964, p. 902). Finora confinati nell’atrio antistante la porta laterale sinistra della Cattedrale, gli affreschi rappresentano eleganti architetture di chiara impronta tardogotica con alcune figure affacciate che lasciano intuire una decorazione di vaste dimensioni, e per quanto oggi giudicabile, sembrano riflettere cultura e modi molto prossimi a Giovanni Badile (Rigoni, in corso di stampa).

Quanto alla provenienza della tavoletta con san Cristoforo, è stata avanzata l’ipotesi di una originaria collocazione sull’altare maggiore della chiesa di San Vincenzo a Thiene, dove, nella visita Pastorale del 1563, viene ricordata una “palla cum Beata Maria et Beato Vincentio et Cristophoro limitis” (Rigoni, 1996). Il suggerimento viene a confortare l’ipotesi di un intervento di Badile negli affreschi della cappella, come ricordato, riferita a maestranze di stretto ambito micheliniano e databile intorno al terzo decennio del secolo, e dove l’artista dalle inflessioni veronesi (Cozzi, 1989, I, p. 135) attivo nelle lunette, è stato dubitativamente identificato proprio con Giovanni Badile (Rigoni, 1996).

Bibliografia

Elenco dei doni…, 1868; Ongaro, 1912, p. 70; Lucco, in Museo ritrovato…, 1986, pp. 113-114, cat. B7; Guzzo, 1989, p. 29; Moench Scherer, 1989, p. 164; Osano¹, 1989, p. 77; Tanzi, 1990, II, p. 599; Barbieri, 1995, pp. 38-40; Banzato, 1996, in Pisanello. I luoghi…, p. 157; Rigoni, 1996, in Pisanello. I luoghi…, pp. 167-170.

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