Adorazione del Bambino e gli angeli con gli strumenti della passione

Ricerca opere

AutoreJacopo Dal Ponte, detto Bassano
Periodo(Bassano del Grappa 1512 circa - 1592)
SupportoTela, 99,3x75,7
InventarioA 958
Autore della schedaLuisa Attardi

Questa piccola tela era probabilmente destinata, date le ridotte dimensioni, ad una committenza privata.

Jacopo Bassano raffigura qui la Vergine inginocchiata a terra in adorazione del Figlio. Il tragico destino del Bambino è preannunciato dagli strumenti della passione portati dagli angeli: la croce, la lancia, i chiodi, la colonna e la corona di spine. Forte è il contrasto tra la gioiosa danza delle figure angeliche, che si posano leggere su soffici nubi, e gli strumenti della tortura. Tutta la scena, il cui soggetto è forse ispirato a incisioni dello Schiavone, è incentrata su questa stridente dicotomia, volta ad esprimere in modo chiaro “quell’atteggiamento patetico, tipico della devozione controriformista, tutta fondata sull’espressione del sentimento” (Villa).

L’intonazione quasi monocromatica del dipinto, giocata su una gamma ristrettissima di delicati colori stesi con una pennellata rapida e nervosa, enfatizza il senso di pathos della scena, illuminata da alcuni bagliori di luce che rischiarono il cielo rosso del tramonto e la veste della Madonna.

L’opera fece il suo ingresso nella Pinacoteca di Palazzo Chiericati nel 1973, con la sicura attribuzione a Jacopo Bassano. Inizialmente la si pensò eseguita dal pittore bassanese verso il 1540, studi successivi hanno però fatto propendere per uno slittamento in avanti della cronologia del dipinto, che risalirebbe agli anni 1556-1557, nel momento in cui l’artista si avvicinò al neomanierismo della pittura veneziana.

Cartellini

su carta bianca, a stampa con inchiostro nero INTERLINEA/FINE ARTS PACKERS/F 23/TITOLO DELL’OPERA “MADONNA COL/BAMBINO E ANGELI” di J. BASSANO/MUSEI CIVICI VICENZA

Provenienza

Pietro Savardo, Breganze (Vi); dono Carlo Filippi, Arcugnano (Vi), 1973 (MCVi, Museo, Doni, fasc. “Carlo Filippi”, contenente copia dell’atto notarile di donazione del 1973, ott. 30 con cui Carlo Filippi, commerciante di Arcugnano, donava al Museo civico di Vicenza, in memoria dell’amico defunto conte Pietro Savardo, “un dipinto su tela delle dimensioni di cm 100x76 attribuito a Jacopo Bassano, raffigurante la Vergine col Bambino e angeli e gli strumenti della passione […] con vincolo assoluto dell’inalienabilità”. Segue atto formale di accettazione del Comune di Vicenza del 1975, giu. 4)

Restauri

1999, Francesca Mariotto

Inventari

1910-1912: A 958, 1973>. Provenienza: dono Carlo Filippi 1973. Forma e incorniciatura: rettangolare. Dimensioni: cm 100x76. Materia e colore: olio su tela. Descrizione: La Vergine col Bambino e angeli con gli strumenti della passione. Autore: Jacopo Bassano (1510-1592); era del conte Savardo di Breganze. Bibliografia: Gusto e moda nel cinquecento vicentino e veneto, catalogo della mostra a Palazzo Chiericati, 1973, p. 64; ne “Il Cittadino”, n. 49-50, febbraio 1974, pag. 3 e 6.

Descrizione tecnica

Al momento dell’ingresso nel Museo vicentino nel 1973, il dipinto venne riconosciuto come opera di Jacopo Bassano, eseguita verso il 1540. La datazione, inizialmente assestatasi entro il quinto decennio del cinquecento per i legami con l’Adorazione dei pastori Giusti del Giardino (Venezia, Gallerie dell’Accademia), come segno dell’influenza della grafica schiavonesca - che costituiva il tramite delle eleganze parmigianinesche delle forme - sulla matrice ancora naturalistica del suo linguaggio (Ballarin Al., 1973: 1549-1550 circa; Pallucchini, 1980: tra il 1549 e il 1555 circa), venne posticipata di quasi un ventennio da Rearick (1978: 1567-69 circa; 1992: 1566 circa). Spetta a Sgarbi, in occasione della mostra vicentina del 1980, il merito di aver individuato la relazione con l’Annuncio ai pastori nelle versioni di Washington (National Gallery of Art, inv. 1939.1.126) e dell’Accademia di San Luca a Roma (inv. 99), che egli data secondo la cronologia per quegli anni dell’attività di Jacopo proposta da Alessandro Ballarin nel 1973, nella seconda metà del sesto decennio (1555-1557 circa). A questa fase del percorso di Jacopo si accordano le forme degli angeli “larghe e piene con le vesti morbide e lanose” e la condotta pittorica “più sciolta e fusa” (Sgarbi, 1980). Ballarin (1995, 1996) accoglie questa nuova collocazione cronologica, precisandola al 1558 circa e successivamente anticipandola di un anno.

Entrata tardi nella discussione degli studiosi, l’opera non ha risentito nella sua vicenda critica di fuorvianti oscillazioni attributive e delle vicissitudini della cronologia di Jacopo negli anni centrali della sua attività, privi di appigli sicuri prima della Crocifissione di San Teonisto, eseguita nel 1562-1563 (Treviso, Museo civico, inv. P 109). È databile nel momento in cui il pittore si allinea con il neomanierismo della pittura veneziana, in particolare nel ciclo decorativo del soffitto nella sala di lettura della Libreria Marciana del 1556-1557, con la ripresa di figure dal repertorio salviatesco, ad esempio nel mendico della Parabola del buon samaritano di Londra (National Gallery, inv. 277) o nel pastore seduto dell’Annunzio ai pastori nelle due redazioni menzionate (Ballarin Al., 1969, p. 106; ed. 1995, I, p. 175).

L’intonazione quasi monocromatica, in un’armonia sottilissima di pochi colori, “di grigio perla, biondo rame, ambra e bronzo; una gamma delicatamente limitata e tutta percorsa da un brivido rosa intenso di luce sul cielo topazio all’orizzonte”, ha fatto supporre a Rearick (1992) che si possa trattare di un modello per una riproduzione grafica, di cui non esiste però alcuna versione a stampa.

L’iconografia tratta da modelli nordici con l’importanza data agli strumenti della Passione segnala, secondo Rearick, la possibilità di un legame con idee protestanti, anche se l’ipotesi non trova riscontro in alcuna prova documentaria: “The Passione Symbols enjoyed a particular favor among Protestant writers and play a prominent role in many graphics associable with schismatic ideas” (1978).

Bibliografia

Barioli-Ballarin An., in Il Gusto e la Moda…, 1973, p. 64; Ballarin Al., 1973, pp. 91, 108 (ed. 1995, II, p. 208, n.1, p. 221); Rearick, 1978, pp. 337- 338, ill. 2; Pallucchini, 1980, p. 270; Sgarbi, in Palladio e la Maniera…, 1980, p. 84; Rearick¹, 1992, p. CXXX; Ballarin Al., 1992 (ed. 1995, II, p. 316 n.1); Ballarin Al., 1996, II, ill. 661.

Esposizioni

Vicenza, 1973, p. 64; Vicenza, 1980, p. 84.

Quest’opera appartiene al percorso: